Nella splendida cornice medievale della cittadina di Arquà Petrarca, dove il grande poeta de “Il Canzoniere”, dopo un continuo peregrinare per le corti italiane del Nord ed europee, cercò in età tarda l’agognata quiete per completare e rifinire stilisticamente e tematicamente le sue opere, tra cui la canzone alla Vergine, l’Associazione Comunale “Petrarca” in collaborazione con il Comune, in una manifestazione letteraria, con cui si è voluto rendere omaggio al grande Poeta dell’Amore, che in questa terra trovò quella serenità, sempre agognata, per allontanarsi dai pesanti incarichi di ambascerie presso varie corti italiane e straniere, proponendosi come paciere e coordinatore di alleanze tra i potenti principe e re del tempo, in perenne lotta per l’espansione territoriale e l’egemonia su vasti e strategici territori. Nel Trecento, le lotte fra le fazioni nei diversi Comuni erano feroci e quasi sempre gli uomini di cultura ricevevano l’incarico di sedare le sanguinarie controversie. Grazie alle sue doti diplomatiche e di saggezza, corredate da vastissima cultura, il Poeta riuscì a pacificare il territorio della Garfagnana, infestato dai banditi e dalle lotte tra le fazioni per la conquista del potere. Nelle vesti diplomatiche di commissario, evitando le usuali stragi sempre impunite, riuscì a svolgere il mandato con esito temporaneamente positivo. Altre importanti incarichi fu chiamata a svolgere, tra cui quello di far parte di un’ambascerie per convincere il Papa, che aveva trasferito ad Avignone la sede della Curia Papale, di ritornare a Roma, capitale del Cristianesimo per volontà divina. Sentendosi stanco di condurre trattative di pace tra uomini di potere, sempre affamati di sopraffazione, nel magico silenzio dei selciati di Arquà, nel verde luccicante baciato dall’intenso azzurro del cielo, si spense con il volto chino, intento a leggere il IV libro dell’Eneide, Alcuni poeti del Nord sono stati invitati a rendere ulteriore omaggio a Francesco, tra cui il poeta siciliano ,nostro conterraneo Carmelo Aliberti, cui ora ricorre il 50° anno di fedeltà alla cultura, festeggiato con un numero speciale della Rivista Terzo Millennio di 308 pagine, con scritti di autori di tutto il mondo. La manifestazione seguiva un percorso dei luoghi cari a Petrarca e quindi era itinerante e ogni poeta alla postazione stabilita, preceduto dalla lettura del curriculum ad opera del prof. Papandreu, emerito direttore del reparto di chirurgia dell’Ospedale di Padova, i poeti recitavano i loro versi, accompagnati dalle emozionanti note di strumenti medievali. Aliberti ha recitato “Trincea” e “Cristo che piangi”, scelte dalla Commissione e dedicata a Papa Francesco. Un pubblico qualificato seguì in religioso silenzio e con applausi finali l’intera manifestazione che si concluse sulla terrazza del Ristorante Miravalle, in una notte trafitta da eloquenti stelle cadenti.
TRINCEA
No, più non chiedermi parole,
troppe volte ho verniciato
di pietà il tuo volto
su cui gli artigli del tempo tessevano
maglie di rughe,
troppe volte
ti ho rivendicato
il paradiso perduto.
Ma ancora tu indugi
ad erigere patiboli,
ad estirpare anime,
a piallare automi,
e mentre supplizi
tra brancolare di mani
cerchi tra fiumi di sangue vergine
una polivalente libertà.
Ancora nel feudo dell’opulenza
non riconosci il tuo colore
in tuo fratello, che altrove
si contorce per il pane,
tu uccidi chi abbatte le frontiere.
In queste albe estive
che grondano di luce
scorgi tra balbettii di larici
dal davanzale della tua finestra
in trame chiassose di colombi
sillabe di pace,
mentre nuvole nere
cariche di morte
ti veleggiano sul capo.
Lo sguardo agghiacciato
dal vento degli spazi
non scopri la tua immagine
tuffata nel Vangelo,
non inquadri trecce di fumo
che uniscono sperduti casolari al cielo.
No, non chiedermi parole
oggi nel mio cuore
c’è solo una trincea.
CRISTO CHE PIANGI
Preghiera per Papa Francesco
venuto dai confini del mondo
a riaccendere un cero di speranza
per l’uomo storpiato dai nuovi dei.
Cristo che piangi sulle alture
di quest’anima
per secoli straziato
nella carne delle tue parole,
Cristo che gemi nei tabernacoli
reincarnato nel ripudio
nell’ecumenico amore del Porziuncolo,
Cristo più volte rinnegato
negli evi infami,
oggi c’è chi riscava le tue pagine
dissoda chiare formule sociali
più umane, più vere,
spesso appannate da fumi temporali
che ti hanno decimato,
oggi qualcuno vede
che il tuo regno dei cieli
ha una topografia più concreta
di quanto si è creduto,
oggi qualcuno, anche se solo scava
per fondare quaggiù la tua città.
Cristo, osso dei poveri,
al di là del nuovo muro che separa
brancolano mani inermi
di fratelli che si cercano
con fronde d’ulivo tra le dita.
Cristo, fratello Cristo,
ai tuoi ghibellini spiega
il senso della Tua Passione
ai tuoi guelfi ricorda
che il Paradiso è il sogno di tutti.
(La Redazione)