Esercizi di cronaca
Vincenzo Consolo
a cura di Salvatore Grassia – Prefazione di Salvatore Silvano Migro – Sellerio editore, Palermo
di Carmelo Aliberti
Vincenzo Consolo, uno dei maggiori scrittori siciliani del Secondo Novecento, nacque a Sant’Agata di Militello nel 1933 e morì a Milano nel 2012. Dopo la laurea in legge e la pubblicazione del suo primo romanzo La ferita dell’Aprile, incominciò la sua collaborazione, su invito dell’allora direttore Vittorio Nisticò, al coraggioso giornale palermitano L’ORA, la cui lettura giovanile delle drammatiche vicende di cronaca e dell’ atavica schiavitù del popolo siciliano ad un destino fatale di rassegnazione e dolore, lo vide impegnato nella rubrica “Fuori casa”. Con l’agenda del cronista in mano, resocontò casi di cronaca, sequestri, orribili delitti, scempie speculazioni edilizie, soprusi, violenze, abusi e inganni burocratici, riuscendo a svelare i reconditi e complici intrecci di interesse tra uomini politici e organizzazioni criminose, alimentando un’angoscia interiore per la disperata condizione della sua isola che lo spinse ad allontanarsi, come tanti intellettuali meridionali a disagio anche economico, in cerca al Nord di un clima e diversa fortuna. Ma, come afferma Quasimodo, “l’uomo cerca dovunque la sorte di una patria e Consolo divenne un cronista scrittore della diaspora e del la frequente discesa agli Inferi della sua isola, con la clandestina speranza di poter individuare invisibili potenzialità di rinascita. Lo scrittore, ad ogni ritorno, con il taccuino del cronista, scopriva scempi, vite disfatte, solitudini, e oltraggi, subiti per inermità da persone avvilite nella loro dignità, spesso a contatto con tragedie familiari, con ripugnanti speculazioni edilizie e orrendi episodi di cronaca nera, in una Sicilia, dove con maggiore consapevolezza e lacerante dolore, sprofonda in paesi spopolati e vessati dall’avidità degli esattori, in un panorama di iniquità, che alimenta sfiducia e rassegnazione alla schiavitù civile e morte delle idee e dei sentimenti, una classe politica, insensibile e arrogante, collusa con altre forme delittuose di potere, smerigliava e disfaceva ogni forma di nobile realtà intenzionale, con evidenti e tragiche menzogne del volto, talvolta farsesco e sempre subdolo.
del potere. Come la raccolta postuma di questi scritti, definiti “esercizi di cronaca ” dimostra. Consolo, fin da giovane, attraverso le pagine de L’ORA, coraggioso giornale palermitano, impegnato fortemente contro i quotidiani oltraggi politici e mafiosi subiti dai siciliani, seguì con sofferenza la frequenza dei tanti soprusi, tanto che ogni giorno si recava avidamente alla stazione della sua città natale in attesa del treno che portava il suo caro giornale, per tuffarsi nelle tragiche denunce di gloriosi giornalisti, votati con i loro resoconti dolorosi di cronaca nera, ad informare e responsabilizzare la coscienza dei lettori sulla loro reale condizione di cosifica-zione. Desideroso di formarsi come giornalista, tra il 1968 e il 1969, accetta, come si diceva sopra, la proposta del direttore di allora Vittorio Nisticò di curare la rubrica “Fuori casa”, dove le sue annotazioni di cronaca giornalistica diventano letteratura. L’impatto con gli eventi di una Sicilia immobile rassegnata alle uccisioni dei sindacalisti che lottavano per il riscatto del mondo contadino e in difesa delle loro (purtroppo spesso sanguinose e sterili) occupazioni delle terre, da. secoli bagnate dalle loro lacrime e irrorate con il loro sangue) fecero capire al giovane Consolo, quanto fosse difficile esercitare
Esercizi di cronaca – Vincenzo Consolo – a cura di Salvatore Grassi» – Prefazione di Salvatore Silvano Nigro, Sellerio editore. Palermo
il mestiere di giornalista. Tuttavia, entrato in redazione a Palermo, attraverso le sue cronache di lotte, di vittorie di inganni e di sconfitte, subite dalle classi deboli, il suo servizio di umile giornalista, in giro con il taccuino del cronista in mano, ora per seguire a Trapani il processo al “mostro” di Marsala (responsabile del sequestro e della morte delle tre bimbe gettate vive in un pozzo), o II caso del sequestro Corico, il potente esattore siciliano imparentato con i Salvo, il viaggio nei deserti uffici comunali e regionali di Palermo, dove nei registri civili i vivi risultavano morti e i morti rinascevano, a compiacimento e disponibilità dei funzionari, domande di pensione e contributi venivano a lungo e pazientemente inseguiti dai poveri cittadini 0 emigranti interessati, fecero riscoprire al cronista la coscienza dei segreti e inossidabili valori etemi di una Sicilia antica, sempre viva e vera nella sua realtà più profonda, nonostante la ferocia delle violenze subite. La collaborazione a L’ORA, iniziata il 4 febbraio 1964, continua dal febbraio 1972 anche da Milano con interviste, recensioni, particolarmente e puntualmente all’uscita di alcune importanti opere di Sciascia (Todo modo. Le parrocchie di Regalpetra, La recitazione liparìtana. Il giallo di Maiorana visto da Sciascia (9 settembre 1975) e “Quando la storia diventa cronaca” (su Porte aperte, 9 gennaio 1988), Lo scrittore resoconta anche di una visita a Stefano d’Arrigo e della sua tecnica di lavoro nel labirintico intreccio di Horcynus. Non sfugge all’appassionata attenzione del cronista scrittore il molteplice aspetto della Città opulenta che, accanto agli episodi di stragismo, almanacca eventi, come la morte di Giangiacomo Feltrinelli o il licenziamento di un operaio meridionale perché parla in dialetto campano con i compagni di lavoro settentrionali. Consolo è anche solidariamente presente alle mostre di pittori meridionali a Milano, scrivendo per loro (da Caruso,a Migneco, a Guttuso,a Messina), inquieto è ancora in Sicilia ad esplorare nei misteri dei sequestri di Salemi nei paesi poveri e distratti della Valle del Belice o a rastrellare nei dubbi non risolti e nelle segrete minacce che ostacolarono la rivelazione della verità nel “processo Vinci”, terribile metafora di una Sicilia, divenuta “cava della morte” di ogni certezza.. Tra tanto doloroso oscillare spazio-temporale Nord-Sud, nei meandri della cronaca, Io scrittore riesce
a ricucire, nel tormentato universo interiore per le sorti disumane e tragiche della sua terra, le indistinte schegge per un’uscita verso una confortante luce di speranza. Allora lo scrittore continuerà a completare e perfezionare il suo capolavoro ‘Il sorriso dell’ignoto marinaio” che nell’emerito barone Enrico Pirajno di Mandralisca, in cui si configurano le illusioni e le speranze di Consolo e del popolo siciliano che troveranno il riscatto da una storia infame, quando, dietro la scoperta dell'”impostura della letteratura”, le parole nuove attraverso la conoscenza della scrittura, saranno riempite di cose e diventeranno l’elemento propulsore di una consapevolezza che, se non cambia il mondo, diviene “una difesa contro la ferita dell’impotenza”.