CARMELO ALIBERTI
IL MIO MONDO FINIRA’ CON TE
romanzo
PREFAZIONE
DI FRANCESCA ROMEO
(giornalista e scrittrice)
di LUCIO ZANIBONI
(poeta, scrittore e critico letterario)
I Promessi Sposi, il celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, pietra miliare della Letteratura Italiana, non solo dell’Ottocento, ebbe vita con il titolo di Fermo e Lucia nel 1823. Vi fu una seconda redazione, con il titolo “Gli Sposi Promessi” nel 1824, mentre la terza e ultima edizione vide la stampa nel 1840-1842. L’autore ebbe tanti ripensamenti, molte incertezze, travaglio riflessivo prima di sentire veramente propria la creatura partorita.
L’artista vero non è mai pago della propria arte nel confronto realizzazione-perfezione. “Il mio mondo finirà con te” di Carmelo Aliberti, critico letterario e romanziere alla seconda prova narrativa, esce ora in edizione integrata e in parte trasformato. La prima edizione aveva avuto risonanza nel mondo asfittico della narrativa odierna, in cui i libri nascono come funghi, destinati a spegnersi nel bosco. Questi ultimi hanno almeno l’utilità di apportare umidità all’humus, mentre il libro inutile comporta uno spreco di carta e imprime all’ambiente un maggiore depauperimento di una gestione indegna del patrimonio naturale. Il libro di Aliberti, considerato apportatore di un soffio vitale alla narrativa si era anche conquistato il posto di LIBRO DEL MESE DI LUGLIO 2022 scelto dalla Rivista CULTURA OLTRE, nell’ambito del progetto ministeriale “lettura”, mentre molteplici recensioni ne avevano evidenziato la vis narrativa il notevole spessore tematico e il valore strutturale e stilistico. Anche Carmelo Aliberti, come il Manzoni, non ha subito sentito la sua opera pienamente appagante e nella continua tensione alla ricerca della bellezza, nell’urgenza improcastinabile di immettere la sua anima nei personaggi, pensiero, sentimenti, filosofia e significati, presenti alla prima iniziazione. Ora presenta la nuova versione riveduta e accresciuta con varianti essenziali.
Motivi ispiratori del romanzo sono le numerose letture fatte da ragazzo:” Il diario di Anna Frank”, “ I Promessi Sposi”, “ Trilogia araldica” di Calvino, “I Malavoglia” di Verga I Grandi della Letteratura russa e Francese dell’Ottocento. A scuola Carlo conosce Anna, che a sua volta presenta doti morali, saggezza, eticità, per quanto riguarda la terra d’origine, possiede una silente volontà di vita, per cui Carlo se ne innamora e gradualmente scopre nella ragazza gli stessi sentimenti che lo avevano spinto alla lotta civile contro le baronie, contro i soprusi. la schiavizzazione, i capricci e le sevizie dei padroni, come lo stesso Renzo si era trovato in situazioni umilianti per ignoranza, cioè per mancanza di cultura.
Tuttavia, Carlo e Anna stanno vivendo giorni di simbiotico accordo e niente sembra poter incrinare il loro limpido sentimento. Ma la malasorte sembra infierire sulla mansuetudine e fedeltà dei due innamorati che si preparano, in nome del Creatore, a consolidare sacralmente il loro sogno. Ma Rosa una mattina sparisce da casa e inguaribile diventa ora la depressione di Carlo, che allagato da un fiume di lacrime, si allontana da casa, gridando che sarebbe tornato, solo se avesse ritrovato Rosa .
Motivi valoriali rivestono l’iter formativo del protagonista che li ha assimilati dalle sue letture giovanili, come “Il diario di Anna Frank”, “I promessi sposi” di Manzoni, “I Malavoglia” di Verga, “Elia Portolu” di Grazia Deledda, le opere maggiori di Tolstoj e Dostojevskji, la trilogia araldica degli Antenati di Calvino, racconti sulla sua Sicilia con il suo carico di storie antiche e la sua suprema bellezza, dove nella Valle dei Templi banchettavano gli dei, e molto altro. Il nucleo del racconto, per quanto riguarda trama e personaggi non varia molto, ma parecchio si è allargato il cerchio intorno. La trama è semplice, il personaggio principale è Carlo, uomo del Sud, cresciuto in una famiglia che ha saputo trasmettergli tempra morale e vigore etico, cercando con un processo di alfabetizzazione e la capacità di lettura, di promuovere negli altri il contributo valoriale della cultura.
Carlo ha una compagna di scuola, Anna che lo conquista per la grazia, la bontà, l’altruismo. E’ avvinto dal viso angelico di lei, dagli occhi sinceri, dalla generosità d’animo, che la spinge a suggerire le risposte ai compagni interrogati e titubanti: tutto questo fa breccia in lui. . Anna è per lui, come Beatrice per Dante. La sua visione, riflessa sui vetri della Cattedrale dalla freccia scottante del sole, in un frammento del viaggio di ritorno al paese, attraverso un varco tra le case in contrada Simiglianò, folgorò il suo sguardo, ondeggiando sulla larga vetrata colorata, tanto che il giovane fu abbagliato dal rimbalzo all’indietro di un’onda dorata che provocò in lui una sorta di vertigine elettrica Allora, simultaneamente affiorò nella sua mente il disegno etereo di un visino ben noto, che sconvolse ulteriormente il suo cuore, già insanguinato da schegge di agonia. Allora prese coscienza che quel visino di una suprema bellezza, era certamente quello della sua Anna che seguiva tacitamente il suo percorso. Carlo, allora non riuscì a contenere le lacrime, che si trasformarono in rabbioso pentimento contro se stesso che aveva continuato la sua corsa senza sosta, maledicendo se stesso perché non si era fermato per poter provare un po’’ di sollievo nell’’intrecciare i suoi occhi con quelli dell’”amorosa visione”, da “Dolce Stil Novo”, che riemerge in una nuova luce. C’è una continuità di fondo tra i tre autori. Dante, Manzoni-e-Aliberti che rende pensieri e sentimenti in forma equipotenziale. Il richiamo stilnovistico è reso da Aliberti in tinte pastellate, mirabilmente accordate a descrivere candore, ingenuità, pudore. Carlo per naturale riservatezza e per timore di urtare la sensibilità della compagna, trattiene la piena dei suoi sentimenti, e involontariamente tace anche quando il ricordo lo spinge sulle orme delle passeggiate verso il vicino castagneto di Malasà, dove egli raccoglieva le viole e i ciclamini, per farne omaggio alla compagna. Quel blocco interiore rimarrà nel ricordo di Carlo, facendo nascere un rimpianto irreparabile, in quanto Anna, la fanciulla che rappresenta il suo angelo custode, la gioia dei suoi giorni, inaspettatamente muore. Dopo un periodo di sgretolamento psicologico che spegne in lui anche la voglia di vivere, sulla continua sollecitazione affettuosa dell’amico Pippo, che ha superato da poco il baratro di una disastrosa esperienza amorosa, con i consigli di Carlo, per gratitudine gli sta vicino e, quando l’amico gli rivela di aver conosciuto una ragazza, Rosa, che aveva molte doti, come Anna, Pippo lo sollecita a conquistarla. Tra i due sboccia spontaneamente l’amore e Rosa, invitata dalla madre di Carlo, si ferma a dormine nella loro casa, cercando in ogni modo di rendersi utile. Ma una mattina Rosa sparisce, senza lasciare traccia di sé. Il giovane sembra impazzito e si allontana da casa per cercarla. Cammina senza alcuna meta. Peregrina per le antiche via della Sicilia, percorre i resti archeologici di antiche civiltà della Valle dei templi, a Selinunte, alla valle del Belice, dove sviene di fronte a tante supreme bellezze. Al risveglio, riprende il suo viaggio, finchè arriva alla capanna del pastore che aveva conosciuto poco prima e che lo aveva invitato a ospitarlo nella sua dimora per tutto il tempo che desidera. I due hanno un intenso colloquio sull’ipotetico luogo della terra, dove si possa vivere serenamente, lontano dai veleni dell’odio, dell’invidia, dalla febbre di ogni ricchezza, che semina morte tra fratelli. Ad un certo punto, Carlo esce dalla tasca una carta che contiene il discorso di Pericle agli ateniesi sulla democrazia. Allora il saggio pastore spiega al suo giovane interlocutore il modo di vivere in quella terra, ricca di profumi e canti della natura, dove c’è tutto e ciò per lui rappresenta il senso della propria vita.
Vi ruotano altre vicende autobiografiche, in cui si palesa lo stesso Aliberti, che conosce la forza divulgatrice della cultura che già fin da ragazzo urgeva in lui, sospingendolo a creare aggregazioni, rappresentazioni severe, innovazioni. Chiaramente questa sua anima aperta all’altro, al dono, al culto del bello e del vero, non può rimanere indifferente di fronte allo sfacelo dei costumi, alla depravazione, allo stupro-spettacolo,al femminicidio, al parricidio e viceversa.. Il libro è anche la denuncia dei mali di questo mondo. E’ il grido di Munch per la devastazione del pianeta, per l’inquina89 mento con le scorie radioattive e la diossina del profitto, la catena di montaggio, le fiamme degli altiforni che riduce a robot l’individuo, lo sfruttamento del lavoro in ogni settore della produttività industriale, di cui modello esemplare è Giobbe, che nel Vecchio Testamento simboleggia il doloroso tormento solo a causa della presunta, mancata fede in Dio e, simbolicamente traslato nella realtà moderna, raffigura il povero che preme ai cancelli della fabbrica, cercando lavoro per sopravvivere alla fame ed è costretto a sparire, rosolato dalla vampa degli alti forni. E’ la rivolta ad un mondo che sta sfidando Dio, per sostituirlo con il nuovo dio- denaro e appagare la sua arroganza irresponsabile del ruolo che il Creatore gli ha assegnato fin dal momento della creazione. C’è la fame di milioni di persone costrette all’esodo dal Sud al Nord, all’Europa o in altri Continenti. C’è il trionfo di un capitalismo crudele che schiaccia le masse e riduce i poveri in indecente miseria. Sono innumerevoli le voci sublimi o le disumane distorsioni dell’uomo sapiens, sapiens, come le guerre individuali e collettive, apportatrici di dissennati orrori, simili al fratricidio di Caino, Dopo la seconda guerra mondiale, conclusasi con l’uso della prima e seconda bomba atomica, che distrusse e avvelenò una vasta area del globo, falciando intere città e impregnando l’aria di miasmi mortali per un lunghissimo periodo, la nascita dell’ONU, per numerosi decenni aveva arginato le lotte con metodologie pacifiste e collaborative tra i popoli della terra. Ma occorre ricordare che i totalitarismi avevano seminato milioni di morti, ammorbato il clima e avvelenato di odio mortale e liberticida il cuore dei buoni sopravvissuti, per cui, se il mondo ha potuto godere di un settantennio di relativa pace, coltivando i valori del bene, il rispetto del diritto, il dettato di Pericle e la legge evangelica, la guerra è ritornata in Ucraina, proprio nel cuore dell’Europa, insanguinando il territorio dorato del grano e trasformato i papaveri in sangue. In questa sua narrazione il romanziere è contemporaneamente storico, si avvale spesso del gergo locale e del salto verbale in giochi di flash-back sicuramente incisivi ed in grado di destare interesse e partecipazione. L’opera “Il mio mondo finirà con te”, racchiude in sé, come l’opera manzoniana nell’Ottocento, l’intero mondo con le sue conquiste, le sue cadute e il baratro che potrebbe inghiottirci con una guerra totale, di cui si percepisce il terrore. tuttavia, avendo nella Croce il segno della vita, ha pure il germe della speranza che potrà essere guida per la nascita di una nuova società, fondata sui valori della fede e la cultura di un Nuovo Umanesimo.
Lucio Zaniboni