LILIA D’AMICO
Anatomia di un romanzo (2023,etabeta)
Di CARMELO ALIBERTI
Lilia D’Amico, è la nuova voce della narrativa barcellonese, che ha esordito nel 2016 con il romanzo IL PASSATO NON HA VOLTO, e successivamente “Il Riflusso dell’onda”(2020),”Il grido dei gabbiani” (2021) e “Anatomia di un romanzo” (2023). La D’Amico è la vera nuova scrittrice che riempie il vuoto lasciato dai grandi siciliani, come Sciascia, Consolo, Bufalino, Tomasi di Lampedusa,Stefano D’Arrigo, e riesce a proporre romanzi di assoluta modernità,sia sul piano strutturale.che nelle tematiche che sono di una viva modernità e redatte con un personale registro stilistico così aereo e lieve che riesce a portare in trasparenza i drammi più scabrose della società contemporanea.
Simone, scrittore famoso di romanzi gialli, da quando ha assistito ad un incidente stradale nel quale è morto un bambino, è ossessionato da sogni ricorrenti che sconvolgono la sua esistenza.
A causa di ciò, perde l’ispirazione, non riesce più a scrivere un romanzo e nel giro di pochi anni si trova in povertà.
Per farsi dare un cospicuo anticipo, racconta al suo editore di aver ultimato il più appassionante thriller psicologico da lui composto, ma che gli è stato rubato. Per poter continuare a vivere, è costretto tra l’altro, a vendere l’appartamento di Milazzo e il pianoforte a lui tanto caro.
Si ritrova così costretto a scrivere il romanzo che non esiste.
Anatomia di un romanzo, proponendolo all’editore a cui confessa che il romanzo da consegnare, gli è stato rubato e non più ritrovato. Ridotto in miseria, chiede all’editore una certa somma in anticipo per poter sopravvivere, in cambio di un nuovo romanzo scrivere, la cui trama gli fermenta dentro e che lui ritiene un capolavoro sorprendente. Il nuovo romanzo si snoderà tra due storie parallele, quella dello scrittore Simone e quella del chirurgo Tommaso, protagonista del thriller che Simone si avvia a comporre.
Questo romanzo rappresenta l’eterna battaglia psicologica tra conscio ed inconscio, tra essere e voler essere, tra male e bene, tra lecito e illecito, tra sogno e realtà.
Professioni, lavoro, amori e in generale esperienze di vita, vengono magistralmente descritte e dipinte con naturalezza, andando tuttavia a scavare all’interno della turbata condizione di vita del singolo soggetto.
In un piano narrativo nuovo ed articolato, l’autrice ha costruito un giallo nel giallo, un romanzo nel romanzo, affidando alla scrittura un alto valore terapeutico e liberatorio.
Sono sufficienti le prime righe del romanzo perché risalga alla memoria il peculiare stile linguistico dell’autrice in chi ha avuto modo e il piacere di leggere i tre precedenti romanzi.
Questo nuovo romanzo documenta ancora una volta quella mirabile e raffinata forma asciutta ed introspettiva della D’Amico, attraverso un’opportuna una rubrica di personaggi, l’intrecciarsi di vicende e di riesumazioni trascorse per individuare l’origine del loro dramma presente da indagare e capire come intervenire per potersi riconciliare con la vita presente, cestinando per sempre la dinamica del loro drammatico presente e creare le premesse per un rasserenamento nella loro dimensione interiore.
Se si esaminano gli elementi del quadro di copertina, apparentemente sparpagliati e disordinati nel sottofondo, a ben guardare la prospettiva in anteprima ci si accorge che riproducono la ricomposizione di un ordine comprensibile via via che si incede nella lettura e si appalesano come elementi costitutivi che illuminano la trama di questo romanzo.
L’autore della copertina, Giovanni Calamuneri, in una natura buia, intrigante ed inquietante, che può essere interpretata come la selva oscura dantesca e conseguentemente una condizione infernale della società e dell’anima contemporanea, fa emergere un quadro di luce e di colori accesi e rasserenanti, possibilmente interpretabile come una lavagna scintillante di colori vibranti, che solo attraverso una magistrale mano creativa riesce a rappresentare Con la rappresentazione del quadro nel quadro si è voluto fare riferimento alla costruzione dell’originale piano narrativo della scrittrice che ora ha realizzato un romanzo nel romanzo, affidando alla scrittura un alto valore rappresentativo degli intrecci misteriosi che si tessono magicamente nell’animo umano e che anche la scrittrice intuisce come fluttuanti nel labirinto dell’io e si impegna a fugarli con il bisturi della ragione per finalità terapeutiche e liberatorie. Alla luce dei suddetti obiettivi catartici, la scrittrice utilizza gli strumenti affilati nell’orbita di moltissime scritture di molteplici generi che hanno generato in lei la tendenza a capire le motivazioni psicologiche della coscienza, dove misteriosamente si tessono i destini umani. I suoi cosiddetti “gialli”, dichiara la d’Amico, e il metodo da Lei utilizzato, pertanto, non scaturiscono da uno studio disciplinare, ma da una sua metabolica tendenza a sapersi leggere dentro, e non da studi universitari specifici, in quanto, quando Lei si laureò, nell’Università di Messina, mancava la specifica disciplina di laurea in psicologia, per cui dovette scegliere filosofia, con un piano di studio contenente soprattutto materie umanistiche. La docenza al Liceo Scientifico della sua città, accentuò e perfezionò la sua propensione all’ analisi interiore dei personaggi. Quando si decise a scrivere, la materia fluida dentro di lei, indirizzò i suoi interessi a creare personaggi complessi e situazioni problematiche, dentro cui riuscire a declinare tutti i passaggi interiori dei protagonisti e farne emergere i punti focali, le connotazioni specifiche nella cucitura con la realtà esterna, per ricomporre organicamente il processo verso la conquista di una verità e la ricomposizione degli errori pregressi per poter alimentare la speranza di una tanto agognata rinascita. Perciò gli interessi della scrittrice non sono solo quelli specifici del giallo puro, ma a Lei non interessa il delitto in sé, il giallo come genere preferito, ma come occasione di conoscere meglio se stessi e la possibilità di proteggersi dal male dominante nella società e imparare a conoscere dove si annida per imparare a combatterlo per poter migliorare la convivenza sociale.
Il primo protagonista è lo scrittore Simone e già dal titolo dell’opera, Anatomia di un romanzo, si arguisce la vicenda che lo avvolge. Il secondo è il chirurgo Tommaso, personaggio principale del thriller che Simone va componendo senza un preciso filo conduttore, e che sarà continuo spunto di riflessione e analisi sulla vita della scrittrice, resa instabile, dal buco nero della sua infanzia e da sogni angosciosi che si ripetono sempre uguali.