A CLAUDIO MAGRIS NEL GIORNO DEI SUOI 80 ANNI VERSI DI CARMELO ALIBERTI
Pubblicato da Carmelo Aliberti il 31 ottobre 2022 in HOME
TRIESTE, 10 aprile
A CLAUDIO MAGRIS NEL GIORNO DEI SUOI 80 ANNI
In questo risalente giorno
Ingolfato nel limbico barcone di Caronte
L’azzurro del cielo e del mare di Trieste
Protestano nell’opacità dell’aria
Che inghiotte la città e affonda
gioia e dolore nell’incudine della parola
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In Via Carpaccio,dove tu attendi
Nella luce colorata dei tuoi libri
Che Palinuro o Ulisse
Ti portino su un guanciale d’oro
Il vagito di una nuova creatura
Allevata nel segreto della penna
Librata verso orizzonti solo tuoi
Nella poltiglia di fango e di fuoco
Del lago Cocito,dove è sempre acceso
Il tempo infinito della strage
Di creature ignare o trasgressive
Catturate con inganni seduttivi
dei perlacei e irosi artigli.
Tu,volatile messo di un Archè ignoto
Che imperversa senza sosta nel vulcano
Molesto del tuo inviolato senno,
con l’orrore degli eccidi galleggianti
nelle doline ancora insanguinate
del Carso dei fratelli amanti
e nelle vie tergestee
cucite nel giardino del tuo cuore
arroventate dagli spettri erranti
invisibili e inchiodati nella tela
intricata della vita,
hai dischiuso le nostre pupille cieche
alla crudeltà di chi noi credevamo
eroi protettori di creature inermi
bruciate vive anche nel forno di S.Sabba,
dove prima le giovani mondine
serene cantavano la gioia di vivere
pur nella sofferenza del lavoro,
Tu, di dissennate verità nocchiero
Sei il Tiresia inaccettato
Dai demoni in aurea cravatta
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E ti sei difeso con le orme del sangue
E con brandelli di verità di carne
Ancora viva sulle pareti ricoperte
Di vernice, usata dai barbari per coprire
Le impronte limpide di tanto strazio
Voluto dai carnefici al potere
Che con la stessa camaleontica vernice
I carnefici si mutarono in vittime
agganciate al rullo del vincitore
Osannato come redentore,verso il quale
Non c’erano più orme accusatrici,
ma “il non luogo a procedere”, anche se.
I suoi ordigni seminavano morte sotto i detriti
Di case povere,sventrate da uragani di ordigni
E visibili con il ventre massacrato.
A cascate scivolate sui selciati
Amati dagli amanti imperiali.
Oggi, cristallino nella tua luce
Di verità, d’amore e di cultura,
ancora sogni che possa sul pianeta,
stuprato dai nuovi vandali rapaci
con il sorriso democratico
e labbra avvelenate,
risorga l’alba,l’azzurra alba di Dio.
E con risorto entusiasmo spalmato
sulle tue pagine dal cuore perforato
Cantiamo: “Claudio,Claudio,non ci abbandonare”,
ma gioisci con noi,che anche morti
abbiamo sperato
al magico pianto delle tue parole.
TRIESTE, 10 aprile.
CARMELO ALIBERTI.