CARO, DOLCE POETA POEMETTO DI CARMELO ALIBERTI, TRADOTTO IN 17 LINGUE

Date: 16 aprile 2022Author: alessandria today0 Commenti
CARO, DOLCE POETA POEMETTO DI CARMELO ALIBERTI, TRADOTTO IN 17 LINGUE (Francese,inglese,spagnolo,esperanto,portogheseungherese,inglese (Canada,inglese USA) tedesco, argentino,croato,lusitano,finlandese,rumeno,ecc) per una nuova Resistenza umanistica. Introduzione del grande compianto scrittore MICHELE PRISCO_
Pubblicato da Carmelo Aliberti il 15 aprile 2022 in HOME
A TUTTI I NOSTRI LETTORI,AUGURIAMO DI TRASCORRERE UNA SERENA E SANTA PASQUA E PER NOI E PER LORO INNALZIAMO AL CREATORE IL NOSTRO INNO DI PACE. UNA NUOVA RESISTENZA PER LA RINASCITA DI UN NUOVO UMANESIMO:
Pubblicato da Carmelo Aliberti il 16 aprile 2022 in HOME
DIO PADRE, Il 24 febbraio 2022 nei cieli d’Europa esplosero fiamme di guerra. Il vento dell’Est scatenò sul pianeta uragani di bombe, di armi di ogni genere, di carri armati che ricorrevano per le vie scottanti creature piangenti che stringevano al petto come per proteggerle le proprie implumi creature. Fiumi di persone che tentavano di corsa di sottrarsi alla bufera dei proiettili che li perforavano il corpo e stramazzavano a terra in una pozze di sangue. Gli splendidi grattacieli che si ergevano al cielo scintillanti di luce crollavano come una valanga di macerie. Le urla degli uccisi riecheggiavano in ogni angolo del globo. Dopo 75 anni di pace goduta dall’Europa, Il mostro della guerra si scatenava orribilmente ad uccidere fino allo sterminio chi con armi povere difendeva il proprio diritto a vivere e progredire pacificamente. Da quel giorno riprendeva l’eterno cammino dell’esodo, la fluviale massa di fuggitivi dalle vampe della morte. Si tornava a pregare nei templi e si teneva in mano il rosario per invocare la protezione divina, la cessazione del fuoco delle armi. I popoli liberi europei accolsero tra le braccia i disperati in fuga senza sapere il porto del loro peregrinare. Furono milioni di esseri contadini che si portarono nel cuore il bianco fumo del loro camino, ma all’orizzonte non si profilava alcuna speranza di pace. L’amore per la patria bombardata fece risorgere nel cuore dei torturati il desiderio del ritorno per poter morire tra le macerie delle loro case. Il mondo sembrava impazzire, la feroce belva continuava a divorare e massacrare i propri fratelli e il buon Dio dall’alto orizzonte infinito si sentiva piangere vedendo sbranarsi vicendevolmente i propri. Si pensò alla fine del mondo, all’irrompere dell’Apocalisse finale. Gli uomini avevano perso cuore, sentimento ragione e fede. Invano si tentò la strategia dei colloqui di pace, I poeti cessarono di intrecciare armonici versi di vita e di amore. Ogni sussulto di pietà ora è morta, morta, morta per sempre. Ma ciò è veramente vero? Questa guerra è un’allucinazione o un gioco simile a quello che Il grande attore Roberto Benigni intreccia con quel bambino, per cui assume comportamenti giullareschi per non traumatizzarlo con il barbari spettacolo della guerra. A noi, miseri e vuote conchiglie galleggianti sul fango della terra, avvolti nella cecità totale, non ci resta che, con gli occhi appannati, non ci resta che rivivere dentro di noi le sequenze del film benigniano e credere che “La vita è bella”. Solo questo ci resta fino a quando cannoni, carri armati, missili e droni , si dissolvano e si inceneriscano nel buio infinito del nulla e i bambini possano tornare a uccellare nel giardino profumato della loro città. ( Carmelo Aliberti)
CARMELO ALIBERTI (TRIESTE)
CARO DOLCE POETA
(Con un nota del grande scrittore scomparso MICHELE PRISCO. A cui il nostro poeta e scrittore vuole rendere ulteriore omaggio)
CARMELO ALIBERTI
CARO, DOLCE POETA (1980- 1989-2001—2008—2020)
Erano i giorni dell’odio e del dolore
sul sentiero dei nidi di ragno
minato di insidie e di sangue
tra bufere di scoppi e di cadaveri
di mani che falciavano i fratelli
per l’insania di sentirsi egemoni
nel labirinto dell’ira e del perdono
di occhi clandestini che inseguivano
vergini allori e caldi seni
fiorivano sogni di libertà e d’amore
Poi nel sole di nuove primavere
deposero il mitra nei rifiuti
ti fasciarono con l’onda dei sospiri
ti ubriacarono con latte artificiale
ti anestetizzarono col mito vegetale
del bene collettivo
del patto di Marx con Dio
per le pure parallele geometrie
Eccoti tuffato nella pazienza della fame
nel sudario dei campi straziati
sui selciati dell’esilio per l’Europa
assediato dal gorgo delle lacrime
dal sorriso dei figli e delle madri
Eccoti nuotare nelle tossine della fabbrica
incollarti alla catena di montaggio
benedire la mano del padrone
che ti assicura lavoro e farmacia
che lavora lavora lavora
perché con un salario la vita è dura
liofilizzati chicco pane
con la benedizione della madre
milton mister-baby poppatoio
Con l’auto di grossa cilindrata
la casa maiolicata – non importa
in affitto scadenze mutuate –
roulotte tv a colori jeans stagione
week-end di fine settimana
ferie liberamente programmate
alle Haway al Polo Nord sulla Luna
non importa non importa non importa
i conti tornano alla boa del mese
i figli con l’Honda la ragazza
chewing-gum barbarie discoteca
non importa il costo della vita
che sale nei ghetti i bimbi morti
di Napoli del Sud non importa
l’ombra del padre che rincasa
con il vuoto nel cuore e nelle mani
Ai padroni le materie prime il tuo salario
la mutua la ristrutturazione aziendale
le ville gli arenili le pinete
l’aereo lo yacht le piscine
l’harem il sole industriale
per la ginnastica cerebro-sessuale
è liturgia manageriale sai
costano un occhio devi capire
i sindacati recitano una parte
ti tutelano il diritto al lavoro
ma quando le cifre si squinternano
– sai, tutto s’accomoda
bustarelle lubrificanti in varie zone
occultazioni di frodi alimentari
concessioni di licenze abusive
estorsioni-esenzioni fiscali
mutui agevolati contributi
rafforzano l’impero aziendale
tutto proprio s’accomoda
in questo secolo di sadici in congedo
devi essere anche tu a fare sacrifici
compila con scrupolo
la denuncia dei redditi
traccia croci tra i minuscoli rettangoli
infarcisci con rigore le linee
non lesinare spazio alle chiamate
se non basta scrivi
scrivi scrivi
fin su la carta lucida le note
dichiara le cifre di pensione sociale
la disoccupazione gli assegni familiari
il contributo per eventuali funerali
dichiara lo spessore
dell’aria che respiri
e poi non tralasciare versa in fretta
fatti i conti l’obolo dovuto
la crisi sarà scongiurata
l’economia riacquisterà salute
la bilancia dei pagamenti equilibrata
nell’alcova della UE saremo uguali
e non importa se il canone impazzirà ancora
non importa se non avrai una casa tua
se i figli avranno ancora paura
di udire la voce dei padroni,
non importa se la ferita sociale
produce morti e ancora morti e ancora morti
follemente massacrati sugli asfalti
delle città bruciate, sulla soglia
di casa dietro i cancelli delle fabbriche
o sputa sui disperati che preferiscono morire
al gelo, alla fame e al vituperio dei passanti
imborghesiti nel porcile del degrado etico.
dove c’è ancora da chiedersi” se questo è un uomo”
o se uomo potrà diventare
il bambino dalla madre soffocata
nelle mille scorie della pattumiera.
Eppure la bistecca ora è disponibile
cosmica surgelata a prezzi comodi,
corri all’ipermercato per la spesa
sui detersivi e sulla plastica
avrai forti sconti puoi cambiare
senza anticipo a rate l’automobile
la mutua ti assiste il fegato
ti cura per telefono la cariatide
e se vuoi una solida dentiera che dura secoli
vai in Croazia, dove costa di meno,anche gratis.
Tu ora sei libero libero libero
di vagabondare nei cunicoli
di questa città banale
imbozzolata nella diossina
di un universo astrale,
vagabondare vagabondare vagabondare
per l’Europa e per tutto il pianeta
perché elastica moderna è la catena
della tua felice schiavitù.
Non fermare la macina del tempo
sfibrato da scadenze intellettuali
e quando la ghigliottina dell’industria
ti ha lasciato la cervice intatta
non lasciare varchi agli aghi del pensiero
agghìndati di abitudini borghesi
di piaceri di diete energetiche di sesso
e se tanto non basta ancora aiutati
con una dose calibrata di psicofarmaci
programmati per la salvezza proletaria
dalla mefitica tensione alla demenza.
Ai figli che contesteranno
il tuo patrimonio di nequizie
e nel ciclone di altre primavere
uccideranno ancora
in preda ad un eccesso di demenza
per un sorso di equità e di amore
o per sentirsi vivi nella noia
ai figli che piangeranno nel rimpianto
di non essere nati morti
umilmente dirai
che hai agito soltanto per il bene
di loro che crescevano ai tuoi giorni
anche tu hai comiziato contestato aggredito
i compagni-crumiri i sultani-boia,
ma poi hai capito che chi ha fame
con la rabbia urlante nelle viscere
approda solo a vittorie effimere
se non è al timone della storia
E tu appeso al palo del supplizio
vittima-eroe padre-schiavo
ora dici che è tempo di martirio:
s’innalzi sul Golgota del cuore
la croce dei peccati collettivi
s’invochi la clemenza del dio-ignoto
perché il disastro ecologico ci salvi
E i figli già sazi della tua ignavia
forse ti malediranno forse ti rinnegheranno
forse pronunzieranno sentenze di morte
per cancellare con te la tua inedia
che ha generato questi mostri-giorni
infiammati di odio e di viltà
Caro dolce poeta
mentre scrivo
sono gli anni degli assassini
e delle iene
ora è abbaglio
la luce del pensiero
è urlo ammanettato la parola
Questo secolo feroce ha affilato
i coltelli contro il dio-ignoto
Cristo è morto, è morto lacerato
sui tralicci del sogno e dell’assurdo
e l’inno nuovo l’inno tintinnante
dell’amore perduto tra corrive
pareti di crolli e di speranze
dementi nel tuo grido
è sinopia di quell’avventura
sognata all’alba nella tua officina
per te per me per un nuovo futuro
sul frontespizio della tua poesia
Ora nella foresta buia
il passo della giustizia è illividito
dal segno della morte
l’idillio della libertà si è smorzato
tra i dissidi di Opulenza e Amore
Ora si è dissolta la fierezza
di starti accanto nell’agonia
della genuflessione e del pudore
io e tu siamo allo spiedo della storia
e questo giorno promesso paradiso
per noi dietro mitiche bandiere
si fa cronaca del monologo col cielo
in questo riarso capitolo di storia
Già la pietà scava crateri nel cuore
dove non sai se scendere o salire
e il rogo il rogo spaventevole il rogo
è pronto tra prigioni di demenza
a incenerire il tuo dramma e il mio
con i falò dell’inappartenenza
Caro dolce poeta la frontiera
che scruto oltre le ciglia
già straripa nell’anima che brucia
il tempo dell’attesa
nella terra rossa con le sue ferite
impastata di sangue e di ingiustizia
Ora ti scrivo per chiederti perdono
ho tradito ho tradito ho tradito
il tuo soave-dio
per i fatui malefici feticci
di questa disumana civiltà
Già la nube dell’apocalisse incombe
sulla luce degli occhi e della storia
già la lava del tempo urla l’ora
di verità-verifiche assolute
ed io ti giuro rinnegherò il mio dio
distruggerò nell’arena il bue-d’oro
e abbraccerò il fuoco del cilicio
quando nelle parole del silenzio
mi parlerà il senso
della tua vera libertà.
CARO, DOLCE POETA Poesia come discorso continuo sull’uomo, sicuro approdo di una particolare felicità espressiva.
di Michele Prisco
La modernità del testo è impressionante.
Scrive Michele Prisco:
“ogni parola ha sempre le sue origini nella sostanza umana e il canto si realizza come passione, sofferenza, denuncia, realtà interiore e anelito di liberazione, recupero di smarriti modi di vita… “Caro, dolce poeta” è un messaggio destinato a ciascuno di noi, una voce che ciascuno di noi può sentire echeggiare dentro di sé. Obbedirle, o solamente accoglierla, è già altro discorso: al poeta basta farla vibrare. “
“…e tu sei libero libero libero
di vagabondare nei cunicoli
di questa città banale
imbozzolata nella diossina
di un universo astrale
vagabondare vagabondare vagabondare
per l’Europa e per tutto il pianeta
perché elastica moderna è la catena
della tua felice schiavitù
Non fermare la macina del tempo
sfibrato da scadenze intellettuali
e quando la ghigliottina dell’industria
ti ha lasciato la cervice intatta
non lasciare varchi agli aghi del pensiero
agghindati di abitudini borghesi
di piaceri di diete energetiche di sesso
e se tanto non basta ancora aiutati
con una dose calibrata di psicofarmaci
programmati per la salvezza proletaria
dalla mefitica tensione alla demenza…”
CARO, DOLCE POETA (1978-1980)
Non a caso questo nuovo – e non solo nel senso di recentissimo – volume di poesie di Carmelo Aliberti, quasi a sottolineare il tono unitario del libro, si intitola “Caro, dolce poeta”: dacché l’omonimo poemetto che vi contenuto, uno degli esiti più alti di Aliberti, si fa chiave di lettura che ci consente, senza ricorsi a grimaldelli, di penetrare appieno nel mondo poetico dell’autore e cogliere non tanto o non soltanto il filo che lega insieme le varie composizioni ma, nella sua totalità, il sentimento che dagli inizi ha nutrito una ineludibile vocazione di poeta e si è sviluppato e maturato attraverso un discorso di penetrante sollecitazione e coinvolgimento dove ogni parola ha sempre le sue origini nella sostanza umana e il canto si realizza come passione, sofferenza, denuncia, realtà interiore e anelito di liberazione, recupero di smarriti modi di vita. E il risvolto drammatico del verso diventa rappresentativo di una meridionalità (di una sicilitudine) ferita, insofferente della sua condizione di terra emarginata e umiliata, non solo dalla sua stessa storia, ma dagli squilibri del suo presente e dalle intemperanze della sua cronaca.
E se in passato la molla ispiratrice della musa di Aliberti era una rabbia intesa prima di tutto e soprattutto come rifiuto e sdegno prima di farsi canto di dolore (e ne derivava una veemenza al limite del grido), ora, senza venir meno alla tensione lirica che sottende sempre il suo verso, e senza rinnegare il suo risentito impegno sociale, c’è nella sua poesia come una più virile e matura consapevolezza della realtà e, insieme, un approdo al mito, che sembra in lui un motivo pressoché inedito, un richiamo alla forza, al primato dei sentimenti, degli affetti domestici, dell’amore inteso in un’accezione quasi più universale: in definitiva, come un naturale slittamento verso un maggiore e diverso impegno che definiremo stavolta esistenziale, etico. In questo senso, si accennava in principio alla novità della presente raccolta ma attenzione, si tratta di una novità che nasce dall’interno, che non si configura, in altri termini, come una svolta o un cambiamento o, peggio, una modificazione, da parte di Aliberti, del suo modo abituale di far (e intendere) poesia; e insomma vogliamo dire che
“Caro, dolce poeta” rappresenta, sì, un punto d’arrivo di particolare felicità espressiva ma è anche il segno di una continuità di discorso che dagli esordi ha saputo lucidamente riconoscere il timbro della propria voce interiore e ad esso è rimasto fedele lungo l’arco della propria occasione poetica
e giusto in virtù di questa fedeltà, o di questa coerenza, con la maturità è giunto a simili risultati:
mai come in questi versi Aliberti ci offre il suo ritratto d’uomo, il suo modo di essere uomo. Perché la poesia prima di essere un genere letterario è nozione e rivelazione di vita (e come tale appartiene a tutti). ed è un discorso sul destino umano che il poeta ha il privilegio di sapere esprimere in modo universale attraverso un colloquio da uomo a uomo.
Sotto questo aspetto, “Caro, dolce poeta” è un messaggio destinato a ciascuno di noi, una voce che ciascuno di noi può sentire echeggiare dentro di sé. Obbedirle, o solamente accoglierla, è già altro discorso: al poeta basta farla vibrare.
Biobibliografia
È nato nel 1943 a Bafia di Castroreale (ME). Laureatosi in Lettere, ha insegnato nei licei di Barcellona P.G. (ME). Dopo un soggiorno a Trieste, ha definitivamente deciso di risiedere nella città giuliana,dove continua a svolgere la sua attività letteraria. È cultore della materia in letteratura italiana presso Università di Messina. È stato insignito dell’onorificenza di Benemerito della Scuola, della cultura e dell’Arte da parte del Presidente della Repubblica. A Trieste,da 10 anni, ha fondato e dirige la Rivista Letteraria e di Cultura Varia NO PROFIT TERZO MILLENNIO, a cui collaborano insigni docenti di Università italiane e straniere. Ha scritto circa 80 volumi di critica letteraria, di saggistica, di poesia, di tradizioni popolari e ha curato per 35 anni, nella piazza del suo paese, il dramma sacro: Vita, Passione, Morte e Resurrezione di Gesù in 37 scene variabili ad ogni edizione. Con i suoi allievi del Liceo Scientifico di Barcellona ha fondato la Rivista Scolastica IL LEONARDO e realizzato un grosso volume di circa 456 pp., intitolato AUTORI DI BARCELLONA E DINTORNI, vincitore del Premio Letterario Per le Scuola Superiori IL CONVIVIO (2005),pubblicato dalla Bastogi. Le sue opere sono state in molte lingue. In Francia nella circostanza della traduzione della sua poesia nella collana universitaria CELIS della Blaise Pascal,è stato organizzato un convegno sull’opera di Aliberti e nella circostanza del recente Convegno sulla gravità delle frontiere, il suo intervento su la frontiera in Fulvio Tomizza, è stato pubblicato recentemente,in francese e in italiano, negli Atti, pubblicati dalla Università organizzatrice. Ora il poeta, scrittore e giornalista Gabriel Impaglione fondatore e direttore della rivista ISLA NIGRA, organo ufficiale dei poeti internazionali dell’UNESCO, ha tradotto in spagnolo, con pre-fazione dello stesso traduttore e postazione del prof. Nino Grillo (Università di Messina) e del docente Jean Igor Ghidina, maitre de conference Università Blaise Pascal. Da qualche settimana la Bastogi-Libri di Roma ha pubblicato un saggio di Aliberti sul grande scrittore Andrea Camilleri, presente nelle migliori librerie italiane o sui più importanti siti di vendita online, tra cui la Feltrinelli, che ha inserito nel suo catalogo 18 volumi, la libreria Universitaria, La Mondadori Amazon ed altri, riscuotendo molto successo.
Opere/Poesie
Una spirale d’amore (1967), Padova-Una topografia (1968), Padova-Il giusto senso (1970), Firenze. C’è una terra (1972), Milano. Teorema di poesia (1974), Milano.Il limbo la vertigine (1980-1981), Castroreale (ME).Caro dolce poeta1981-1991Bastogi Editrice Italiana-Poesie d’amore(1984), Castroreale .Marchesana (1985), Castro reale . Aiamotomea(1986) Castroreale-Nei luoghi del tempo (1987), Castroreale-Elena suavis filia (1988), Castroreale-Vincenzo Consolo, poeta della storia (1992), Rhegium Julii, Reggio Calabria. Le tue soavi sillabe1999, Castroreale. Il pianto del poeta,2002 Foggia-La ferita del tempo (2005), Bastogi Foggia “Itaca” (poemetto, dramma lirico per voce sola, tradotto in varie lingue), MGgraph, Terme Vigliatore. Il Convivio 2006. Letteratura siciliana contemporanea Pellegrini 2008, L’’altra Letteratura Siciliana Contemporanea La Medusa Editrice,2013. Lettura di Andrea Camilleri, Bastogilibri ,Roma 2018. Michele Prisco, lo scrittore della memoria e dell’anima.
Critica letteraria
Come leggere Fontamara di Ignazio Silone,Mursia editore (edizioni 1977, 1989, 1998);• Guida alla lettura di Lucio Mastronardi (1986),Bastogi, Foggia; Come leggere la Famiglia Ceravolo di Melo Freni (1988)-Ignazio Silone (1990, Bastogi, Foggia; Michele Prisco (1993), Bastogi Foggia; Testi,traduzioni e interviste a poeti e scrittori contemporanei (1995), Bastogi Foggia; La.questione meridionale e altre questioni di letteratura, (1997), Barcellona P.G. Messina-Sul sentiero con Bartolo Cattafi (2000, 2001, 2014),Bastogi, Foggia; Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima (2001, Bastogi, Foggia(tradotto in croato nel 2006 a cura dell’Università Popolare,Patrocinio M.P.I.- Umago-Croazia); Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima, Edizioni Terzo Millennio La narrativa di Carlo Sgorlon (2003),Bastogi, Foggia; Carlo Sgorlon, Cantore delle minoranze emarginate;, ed. Terzo Millennio,Poeti siciliani e non del Secondo Novecento, (2 volumi, 2003 e 2004), Bastogi,Foggia; Poeti Siciliani e non del Terzo Millennio (2005), Bastogi, Foggia; Letteratura siciliana contemporanea e post-contemporanea. Da Capuana a Verga, a Quasimodo, a Camilleri, Luigi Pellegrini Editore (2008).50 anni d’amore per la letteratura, Ed. Terzo Millennio, 2014 Ha curato l’edizione scolastica di Stalag 307, diario di prigionia di Carmelo Santalco;, Bastogi editore, Foggia 1998 100 Poeti per L’Europa del Terzo Millennio. Ha fondato ed è direttore editoriale della Rivista Inter. di Letteratura e Cultura Varia. TERZO MILLENNIO, 2009. Ha pubblicato su Terzo Millennio, Monografia su G.Verga, I.Silone. V. Consolo, S. Quasimodo,Stefano d’Arrigo, L. Sciascia, C. Magris, S.Saglimbeni, L. Zinna, Nino Pino, I.Silone, eroe dei cafoni della Marsica, M.Collura. L.Pirandello, V.Brancati, B.Joppolo, G. Jannelli, Turi Vasile, L. Piccolo. G. Occhipinti. B.Cattafi, L. Mastronardi.!997-2008. L’altra letteratura Siciliana Contemporanea, La Medusa (2013, per le Scuole Superiori e per le Università. Ha organizzato in piazza, trasformata in Teatro,annualmente e con continui aggiornamenti, i testi sacri della Vita, Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. A scuola con i suoi allievi ha realizzato il volume: POETI DI BARCELLONA EDINTORNI, al Liceo scientifico di Barcellona P.G (pubblicato da Bastogi e vincitore del Premio Nazionale per le Scuole Superiori e I miti dello Stretto, 2008. Letteratura siciliana contemporanea, Pellegrini 2008, L’altra Letteratura Siciliana Contemporanea La Medusa Editrice, 2013. Lettura di Andrea Camilleri, Bastogilibri,Roma 2018. Michele Prisco, lo scrittore della memoria e dell’anima. Carlo Sgorlon, Edizione, Lo scrittore delle popolazioni emarginate (Edizioni Terzomillennio,2016) Bartolo Cattafi, Dall’angoscia di vivere all’ansia metafisica (Ed. Terzo Millennio ,2017) Letteratura e società Italiana Dal II Ottocento ai nostri giorni; CINQUE VOLUMI DI 3.000 pp.
Premi
• Premio Rhegium Julii. Una vita per la cultura; (Reggio Calabria, 1999)-Onorificenza conferita dal Presidente della Repubblica: ;Benemerito della scuola, della cultura e dell’arte; (1990) Premio Mediterraneo, 2001, Premio alla Carriera. Premio Internazionale;Il Convivio 2004; per la saggistica (per La narrativa di Carlo Sgorlon (Catania) Premio allacarriera Messana;, Messina 2005-Premio letterario nazionale per la critica letteraria;Giorgio La Pira; (Milazzo, 2008). Premio Colapesce (assegnato a Messina alle personalità che si sono distinte a livello mondiale per la loro-attività, utile allo sviluppo della civiltà umana.-PREMIO AQUILA AUREA, per Una vita dedicata alla cultura.
SAGGI sull’opera di Carmelo Aliberti
Orazio Tanelli, Carmelo Aliberti, poeta cosmo-nauta; Placido Conti, Carmelo Aliberti un uomo, un poeta, un cittadino-Paola Bianco, Da Quasimodo, a Cattafi, ad Aliberti; Francesco Puccio, Carmelo Aliberti, poeta della dialettica esistenziale (2004)-Giuseppe Manitta, Carmelo Aliberti archeologo dell’anima, in G. Manitta,-Stefano Pirandello e altri contemporanei, Il Convivio, 2007 .Giorgio Barberi Squarotti:—Carmelo Aliberti: poeta civile sul sentiero metafisico.
Recentemente ha pubblicato:
– Letteratura e società italiana dal II Ottocento ai nostri giorni, in 5 Volumi;- il saggio MICHELE PRISCO, uomo e scrittore nel buio della coscienza. Ha anche esordito in narrativa con il romanzo- Briciole di un sogno, con Prefazione di Jean Igor Ghidina, Blaise Pascal University,
Francia.
TRA IL BENE E IL MALE POEMETTO IN ITALIANO E IN FRANCESE DI CARMELO ALIBERTI- 1200 vv. LA TRAGEDIA INTERIORE TRA I TRASTULLI SPENSIERATI DEI BAMBINI E L’INFERNO CHE BRUCIA L’ANIMO DEL NONNO-POETA CHE SI AVVIA A CERCARE GIOCATTOLI NEL REGNO DEI BALOCCHI PER IL SORRISO DEI SUOI BAMBINI:
TRA IL BENE E IL MALE POEMETTO DI CARMELO ALIBERTI di 1290 versi in italiano e in Francese un testamento spirituale ed etico per i nipotini Nives e Daniele incartato nella luminosa giostra del gioco, il binario esterno su cui scorre invisibile la disperazione dell’anziano poeta che nasconde nell’apparente sorriso…22 marzo 2022
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LA GRANDE LETTERATURA DELL’800 LEON TOSTOJ da ANNA KARENINA a GUERRA E PACE
LA GRANDE LETTERATURA EUROPEA DELL’ 800 LEV TOLSTOJ Nato nel 1828 a Jasnaja Poljana (Tula) da famiglia nobile, Tolstoj rimase presto orfano. Studiò lingue orientali, poi giurisprudenza, senza arrivare a laurearsi. Frequentò i salotti aristocratici di Mosca e San Pietroburgo; poi nel 1851 si volse alla carriera militare, che abbandonò dopo la…31 gennaio 2022
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LETTERATURA U.S.A. CONTEMPORANEA– HERNEST HEMINGUAY E “LA GENERAZIONE PERDUTA”
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Informazioni su Carmelo Aliberti
Carmelo Aliberti è nato nel 1943 a Bafia di Castroreale (Messina), dove risiede, dopo la breve parentesi del soggiorno a Trieste, e insegna Lettere nel Liceo delle Scienze Sociali di Castroreale. È cultore di letteratura italiana presso l’Università di Messina, nominato benemerito della scuola, della cultura e dell’arte dal Presidente della Repubblica. Vincitore di numerosi premi, ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Una spirale d’amore (1967); Una topografia (1968); Il giusto senso (1970); C’è una terra (1972); Teorema di poesia (1974);Tre antologie critiche di poesia contemporanea( 1974-1976). POETI A GRADARA(I..II), I POETI DEL PICENUM. Il limbo la vertigine (1980); Caro dolce poeta (1981, poemetto); Poesie d’amore (1984); Marchesana cara (1985); Aiamotomea (versione inglese del prof. Ennio Rao, Università North Carolina, U.S.A., 1986); Nei luoghi del tempo (1987); Elena suavis filia (1988); Caro dolce poeta (1991); Vincenzo Consolo, poeta della storia (1992); Le tue soavi sillabe (1999); Il pianto del poeta (con versione inglese di Ennio Rao, 2002). ITACA-ITAKA, tradotta in nove lingue. LETTERATURA SICILIANA CONTEMPORANEA vol.I,p.753, Pellegrini ,Cosenza 2008; L’ALTRA LETTERATURA SICILIANA CONTEMPORANEA( Ed.Scolasiche -Superiori e Univesità-) Inoltre, di critica letteraria: Come leggere Fontamara, di Ignazio Silone (1977-1989); Come leggere la Famiglia Ceravolo di Melo Freni (1988); Guida alla letteratura di Lucio Mastronardi (1986); Ignazio Silone (1990); Poeti dello Stretto (1991); Michele Prisco (1993); La narrativa di Michele Prisco (1994); Poeti a Castroreale – Poesie per il 2000 (1995); U Pasturatu (1995); Sul sentiero con Bartolo Cattafi (2000); Fulvio Tomizza e La frontiera dell’anima (2001); La narrativa di Carlo Sgorlon (2003). Testi, traduzioni e interviste a poeti, scrittori e critici contemporanei; Antologia di poeti siciliani (vol. 1º nel 2003 e vol. 2º nel 2004); La questione meridionale in letteratura. Dei saggi su: LA POESIA DI BARTOLO CATTAFI e LA NARRATIVA DI FULVIO TOMIZZA E LA FRONTIERA DELL’ANIMA sono recentemente uscite le nuove edizioni ampliate e approfondite, per cui si rimanda ai relativi articoli riportati in questa sede. E’ presente in numerose antologie scolastiche e sue opere poetiche in francese, inglese, spagnolo, rumeno,greco, portoghese, in USA, in CANADA, in finlandese e in croato e in ungherese. Tra i Premi, Il Rhegium Julii-UNA VITA PER LA CULTURA, PREMIO INTERN. Per la Saggistica-IL CONVIVIO 2006. Per LA NARRATIVA DI CARLO SGORLON. PREMIO “LA PENNA D’ORO” del Rotary Club-Barcellona. IL Presidente della Repubblica lo ha insignito come BENEMERITO DELLA SCUOLA;DELL CULTURA E DELL?ARTE e il Consigkio del Ministri gli ha dato Il PREMIO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO 3 VOLTE. E’ CUlTORE DELLA MATERIA DI LETTERATURA ITALIANA. Il Premio MEDITERRANEO alla carriera. Il PREMIO AQUILA D’ORO,2019. Con il romanzo BRICIOLE DI UN SOGNO, edito dalla BastogiLibri di Roma gli è stato assegnato il Premio Terzomillennio-24live.it,2021 Sulla sua opera sono state scritte 6 monografie, una tesi di laurea e sono stati organizzati 9 Convegni sulla sua poesia in Italia e all’estero. Recentemente ha pubblicato saggi su Andrea Camilleri, Dacia Maraini,e rinnovati quelli su Sgorlon, Cattafi,Prisco,Mastronardi e Letteratura e Società Italianadal Secondo Ottocento ai nostri giorni in 6 volumi di 3250 pp. Cura la Rivista Internazionale di Letteratura TERZO MILLENNIO e allegati. Ha organizzato Premi Internazionali di alto livello,come Il RHODIS e il Premio RODI’ MILICI-LOMGANE. premiando personalità internazionali che si sono distinte nei vari ambiti della cultura a livello mondiale
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Carmelo Aliberti – CARO DOLCE POETA (1978-1980,1989,1996.2006,2009,2014,2020,2022))
Pubblicato da Carmelo Aliberti il 15 aprile 2022 in HOME
(Con un nota del grande scrittore scomparso MICHELE PRISCO. A cui il nostro poeta e scrittore vuole rendere ulteriore omaggio

CARO, DOLCE POETA
Erano i giorni dell’odio e del dolore
sul sentiero dei nidi di ragno
minato di insidie e di sangue
tra bufere di scoppi e di cadaveri
di mani che falciavano i fratelli
per l’insania di sentirsi egemoni
nel labirinto dell’ira e del perdono
di occhi clandestini che inseguivano
vergini allori e caldi seni
fiorivano sogni di libertà e d’amore
Poi nel sole di nuove primavere
deposero il mitra nei rifiuti
ti fasciarono con l’onda dei sospiri
ti ubriacarono con latte artificiale
ti anestetizzarono col mito vegetale
del bene collettivo
del patto di Marx con Dio
per le pure parallele geometrie
Eccoti tuffato nella pazienza della fame
nel sudario dei campi straziati
sui selciati dell’esilio per l’Europa
assediato dal gorgo delle lacrime
dal sorriso dei figli e delle madri
Eccoti nuotare nelle tossine della fabbrica
incollarti alla catena di montaggio
benedire la mano del padrone
che ti assicura lavoro e farmacia
che lavora lavora lavora
perché con un salario la vita è dura
liofilizzati chicco pane
con la benedizione della madre
milton mister-baby poppatoio
Con l’auto di grossa cilindrata
la casa maiolicata – non importa
in affitto scadenze mutuate –
roulotte tv a colori jeans stagione
week-end di fine settimana
ferie liberamente programmate
alle Haway al Polo Nord sulla Luna
non importa non importa non importa
i conti tornano alla boa del mese
i figli con l’Honda la ragazza
chewing-gum barbarie discoteca
non importa il costo della vita
che sale nei ghetti i bimbi morti
di Napoli del Sud non importa
l’ombra del padre che rincasa
con il vuoto nel cuore e nelle mani
Ai padroni le materie prime il tuo salario
la mutua la ristrutturazione aziendale
le ville gli arenili le pinete
l’aereo lo yacht le piscine
l’harem il sole industriale
per la ginnastica cerebro-sessuale
è liturgia manageriale sai
costano un occhio devi capire
i sindacati recitano una parte
ti tutelano il diritto al lavoro
ma quando le cifre si squinternano
– sai, tutto s’accomoda
bustarelle lubrificanti in varie zone
occultazioni di frodi alimentari
concessioni di licenze abusive
estorsioni-esenzioni fiscali
mutui agevolati contributi
rafforzano l’impero aziendale
tutto proprio s’accomoda
in questo secolo di sadici in congedo
devi essere anche tu a fare sacrifici
compila con scrupolo
la denuncia dei redditi
traccia croci tra i minuscoli rettangoli
infarcisci con rigore le linee
non lesinare spazio alle chiamate
se non basta scrivi
scrivi scrivi
fin su la carta lucida le note
dichiara le cifre di pensione sociale
la disoccupazione gli assegni familiari
il contributo per eventuali funerali
dichiara lo spessore
dell’aria che respiri
e poi non tralasciare versa in fretta
fatti i conti l’obolo dovuto
la crisi sarà scongiurata
l’economia riacquisterà salute
la bilancia dei pagamenti equilibrata
nell’alcova della UE saremo uguali
e non importa se il canone impazzirà ancora
non importa se non avrai una casa tua
se i figli avranno ancora paura
di udire la voce dei padroni,
non importa se la ferita sociale
produce morti e ancora morti e ancora morti
follemente massacrati sugli asfalti
delle città bruciate, sulla soglia
di casa dietro i cancelli delle fabbriche
o sputa sui disperati che preferiscono morire
al gelo, alla fame e al vituperio dei passanti
imborghesiti nel porcile del degrado etico.
dove c’è ancora da chiedersi” se questo è un uomo”
o se uomo potrà diventare
il bambino dalla madre soffocata
nelle mille scorie della pattumiera.
Eppure la bistecca ora è disponibile
cosmica surgelata a prezzi comodi,
corri all’ipermercato per la spesa
sui detersivi e sulla plastica
avrai forti sconti puoi cambiare
senza anticipo a rate l’automobile
la mutua ti assiste il fegato
ti cura per telefono la cariatide
e se vuoi una solida dentiera che dura secoli
vai in Croazia, dove costa di meno,anche gratis.
Tu ora sei libero libero libero
di vagabondare nei cunicoli
di questa città banale
imbozzolata nella diossina
di un universo astrale,
vagabondare vagabondare vagabondare
per l’Europa e per tutto il pianeta
perché elastica moderna è la catena
della tua felice schiavitù.
Non fermare la macina del tempo
sfibrato da scadenze intellettuali
e quando la ghigliottina dell’industria
ti ha lasciato la cervice intatta
non lasciare varchi agli aghi del pensiero
agghìndati di abitudini borghesi
di piaceri di diete energetiche di sesso
e se tanto non basta ancora aiutati
con una dose calibrata di psicofarmaci
programmati per la salvezza proletaria
dalla mefitica tensione alla demenza.
Ai figli che contesteranno
il tuo patrimonio di nequizie
e nel ciclone di altre primavere
uccideranno ancora
in preda ad un eccesso di demenza
per un sorso di equità e di amore
o per sentirsi vivi nella noia
ai figli che piangeranno nel rimpianto
di non essere nati morti
umilmente dirai
che hai agito soltanto per il bene
di loro che crescevano ai tuoi giorni
anche tu hai comiziato contestato aggredito
i compagni-crumiri i sultani-boia,
ma poi hai capito che chi ha fame
con la rabbia urlante nelle viscere
approda solo a vittorie effimere
se non è al timone della storia
E tu appeso al palo del supplizio
vittima-eroe padre-schiavo
ora dici che è tempo di martirio:
s’innalzi sul Golgota del cuore
la croce dei peccati collettivi
s’invochi la clemenza del dio-ignoto
perché il disastro ecologico ci salvi
E i figli già sazi della tua ignavia
forse ti malediranno forse ti rinnegheranno
forse pronunzieranno sentenze di morte
per cancellare con te la tua inedia
che ha generato questi mostri-giorni
infiammati di odio e di viltà
Caro dolce poeta
mentre scrivo
sono gli anni degli assassini
e delle iene
ora è abbaglio
la luce del pensiero
è urlo ammanettato la parola
Questo secolo feroce ha affilato
i coltelli contro il dio-ignoto
Cristo è morto, è morto lacerato
sui tralicci del sogno e dell’assurdo
e l’inno nuovo l’inno tintinnante
dell’amore perduto tra corrive
pareti di crolli e di speranze
dementi nel tuo grido
è sinopia di quell’avventura
sognata all’alba nella tua officina
per te per me per un nuovo futuro
sul frontespizio della tua poesia
Ora nella foresta buia
il passo della giustizia è illividito
dal segno della morte
l’idillio della libertà si è smorzato
tra i dissidi di Opulenza e Amore
Ora si è dissolta la fierezza
di starti accanto nell’agonia
della genuflessione e del pudore
io e tu siamo allo spiedo della storia
e questo giorno promesso paradiso
per noi dietro mitiche bandiere
si fa cronaca del monologo col cielo
in questo riarso capitolo di storia
Già la pietà scava crateri nel cuore
dove non sai se scendere o salire
e il rogo il rogo spaventevole il rogo
è pronto tra prigioni di demenza
a incenerire il tuo dramma e il mio
con i falò dell’inappartenenza
Caro dolce poeta la frontiera
che scruto oltre le ciglia
già straripa nell’anima che brucia
il tempo dell’attesa
nella terra rossa con le sue ferite
impastata di sangue e di ingiustizia
Ora ti scrivo per chiederti perdono
ho tradito ho tradito ho tradito
il tuo soave-dio
per i fatui malefici feticci
di questa disumana civiltà
Già la nube dell’apocalisse incombe
sulla luce degli occhi e della storia
già la lava del tempo urla l’ora
di verità-verifiche assolute
ed io ti giuro rinnegherò il mio dio
distruggerò nell’arena il bue-d’oro
e abbraccerò il fuoco del cilicio
quando nelle parole del silenzio
mi parlerà il senso
della tua vera libertà.
CARO, DOLCE POETA Poesia come discorso continuo sull’uomo, sicuro approdo di una particolare felicità espressiva.
di Michele Prisco
La modernità del testo è impressionante.
Scrive Michele Prisco:
“ogni parola ha sempre le sue origini nella sostanza umana e il canto si realizza come passione, sofferenza, denuncia, realtà interiore e anelito di liberazione, recupero di smarriti modi di vita… “Caro, dolce poeta” è un messaggio destinato a ciascuno di noi, una voce che ciascuno di noi può sentire echeggiare dentro di sé. Obbedirle, o solamente accoglierla, è già altro discorso: al poeta basta farla vibrare. “
“…e tu sei libero libero libero
di vagabondare nei cunicoli
di questa città banale
imbozzolata nella diossina
di un universo astrale
vagabondare vagabondare vagabondare
per l’Europa e per tutto il pianeta
perché elastica moderna è la catena
della tua felice schiavitù
Non fermare la macina del tempo
sfibrato da scadenze intellettuali
e quando la ghigliottina dell’industria
ti ha lasciato la cervice intatta
non lasciare varchi agli aghi del pensiero
agghindati di abitudini borghesi
di piaceri di diete energetiche di sesso
e se tanto non basta ancora aiutati
con una dose calibrata di psicofarmaci
programmati per la salvezza proletaria
dalla mefitica tensione alla demenza…”
CARO, DOLCE POETA (1978-1980)
Non a caso questo nuovo – e non solo nel senso di recentissimo – volume di poesie di Carmelo Aliberti, quasi a sottolineare il tono unitario del libro, si intitola “Caro, dolce poeta”: dacché l’omonimo poemetto che vi contenuto, uno degli esiti più alti di Aliberti, si fa chiave di lettura che ci consente, senza ricorsi a grimaldelli, di penetrare appieno nel mondo poetico dell’autore e cogliere non tanto o non soltanto il filo che lega insieme le varie composizioni ma, nella sua totalità, il sentimento che dagli inizi ha nutrito una ineludibile vocazione di poeta e si è sviluppato e maturato attraverso un discorso di penetrante sollecitazione e coinvolgimento dove ogni parola ha sempre le sue origini nella sostanza umana e il canto si realizza come passione, sofferenza, denuncia, realtà interiore e anelito di liberazione, recupero di smarriti modi di vita. E il risvolto drammatico del verso diventa rappresentativo di una meridionalità (di una sicilitudine) ferita, insofferente della sua condizione di terra emarginata e umiliata, non solo dalla sua stessa storia, ma dagli squilibri del suo presente e dalle intemperanze della sua cronaca.
E se in passato la molla ispiratrice della musa di Aliberti era una rabbia intesa prima di tutto e soprattutto come rifiuto e sdegno prima di farsi canto di dolore (e ne derivava una veemenza al limite del grido), ora, senza venir meno alla tensione lirica che sottende sempre il suo verso, e senza rinnegare il suo risentito impegno sociale, c’è nella sua poesia come una più virile e matura consapevolezza della realtà e, insieme, un approdo al mito, che sembra in lui un motivo pressoché inedito, un richiamo alla forza, al primato dei sentimenti, degli affetti domestici, dell’amore inteso in un’accezione quasi più universale: in definitiva, come un naturale slittamento verso un maggiore e diverso impegno che definiremo stavolta esistenziale, etico. In questo senso, si accennava in principio alla novità della presente raccolta ma attenzione, si tratta di una novità che nasce dall’interno, che non si configura, in altri termini, come una svolta o un cambiamento o, peggio, una modificazione, da parte di Aliberti, del suo modo abituale di far (e intendere) poesia; e insomma vogliamo dire che
“Caro, dolce poeta” rappresenta, sì, un punto d’arrivo di particolare felicità espressiva ma è anche il segno di una continuità di discorso che dagli esordi ha saputo lucidamente riconoscere il timbro della propria voce interiore e ad esso è rimasto fedele lungo l’arco della propria occasione poetica
e giusto in virtù di questa fedeltà, o di questa coerenza, con la maturità è giunto a simili risultati:
mai come in questi versi Aliberti ci offre il suo ritratto d’uomo, il suo modo di essere uomo. Perché la poesia prima di essere un genere letterario è nozione e rivelazione di vita (e come tale appartiene a tutti); ed è un discorso sul destino umano che il poeta ha il privilegio di sapere esprimere in modo universale attraverso un colloquio da uomo a uomo.
Sotto questo aspetto, “Caro, dolce poeta” è un messaggio destinato a ciascuno di noi, una voce che ciascuno di noi può sentire echeggiare dentro di sé. Obbedirle, o solamente accoglierla, è già altro discorso: al poeta basta farla vibrare.