RECENSIONE AL POEMETTO DI CARMELO ALIBERTI “TRA IL BENE E IL MALE” EDIZIONI TERZO MILLENNIO 2021
Continua a sorprendere Carmelo Aliberti con il poemetto in versi liberi, discorsivi e diaristici “TRA IL BENE
E IL MALE”, Edizioni Terzo Millennio, maggio 2021. – Il testo è impreziosito dalla traduzione a fronte, in
lingua francese, ad opera di Jean Igor Ghidina.
E’ concepito come lettera-testamento spirituale, scritta da Carmelo Aliberti ed indirizzata ai suoi due
dolcissimi nipotini Nives e Gabriel. Nella prima parte rivela tutto il suo legame affettivo; nella seconda li
mette in guardia, parlandone, dalle tante insidie più o meno subdole del mondo.
La considerevole partecipazione emotiva diventa in lui soffusa di malinconia, quando realisticamente
riflette sul suo giorno, che incomincia ad annottare. Il miglior regalo ai suoi anni è vedere ancora
occhieggiare il giorno “dietro i rami velati dei cipressi”; assaporare attimi di gioia, raccontando ai
nipotini fiabe a lieto fine e rivelando che non esistono mostri in costante agguato (pag. 8); vederli felici e
sereni, quando s’inventano mille giochi: a nascondino, con le bambole, con le ruspe, con i trenini; o
quando volano “sullo scivolo sicuro in terrazza” o fanno le gare con le macchinine telecomandate
(pag.14); o quando scrivono letterine a Babbo Natale su pagine da loro decorate, dicendo che meritano i
regali natalizi, perché sono stati ubbidienti e buoni in famiglia e a scuola; o quando la sorellina, vestendo
i panni di maestrina, insegna al fratellino i numeri e le lettere o legge qualche favoletta; o quando
aiutano la nonna a preparare biscotti e torta da offrire a mamma e papà al ritorno dal lavoro (pag.16). Il
nonno-poeta vuole trasmettere non beni materiali deperibili e condizionati dal tempo, ma valori morali
durevoli, che i nipotini porteranno sempre nell’animo e che contribuiranno a far diventare persone
socialmente mature e cittadini responsabili.
Nella seconda parte il poeta Aliberti dà la sua occhiata critica e avvolgente verso la realtà sociale odierna,
più fredda, razionale e materialista, e ne parla in modo esplicito con timbri di ironia e di invettiva.
Prevale “la febbre del potere”(pag. 22) e dell’accaparramento di ricchezze con tutti i mezzi leciti ed
illeciti. Ciò ha trascinato l’uomo non verso forme di solidarietà, ma verso una guerra invisibile, ma reale,
“con ordigni distruttivi,/ nascosti nello zaino del pane”; sorrisi ipocriti siglano amicizie non sincere
finalizzate al mutuo arricchimento tra politici e potenti (pag. 46). Gli interessi egoistici hanno devastato
la bellezza primigenia del Creato, “dono catartico di un Dio sconosciuto”, ma del Bene e Pacifista,
“paterno, misericordioso e giusto”, Dio non indifferente. Il Male non Gli appartiene, é frutto del libero
arbitrio di uomini “abbagliati da un altro paradiso,/affollato di piaceri, di ninfe avide e di sante poligame”
(pag. 24). Questi uomini hanno inquinato la terra, le acque e l’aria; gli effetti venefici influiscono sullo
stato di salute della gente. Questi uomini hanno venduto droga nelle strade, vicino agli ingressi delle
scuole e delle chiese, nelle discoteche e nelle parrucchierìe. Questi uomini hanno costituito improvvisate
ditte, per assicurarsi grossi appalti pubblici senza gare “e senza alcuni vincoli di ordine legale,/di norme di
sicurezza e ispezioni”. Questi uomini hanno rubato, hanno assassinato, hanno provocato guerre, hanno
schiavizzato, hanno ingannato con bugie la buona fede dei cittadini onesti, immemori della lezione
d’amore e di perdono di Cristo sulla Croce.
Carmelo Aliberti, dal suo angolo di mondo, dove spesso si chiude, per osservare, per riflettere, per
cercare di capire e di capirsi, assiste in Italia ad un degrado, ad un crollo dei valori etici nella società, ad
una sorta di arroganza nell’agire, ad una diffusa convinzione di impunibilità e di complicità nel malaffare.
Naturalmente ciò non riguarda le radicate convinzioni religiose cristiane, che hanno conservato
un’immagine del reale al di sopra del materialismo imperante.
Egli con una scrittura, che non conosce il buio, tiene presente la forza risolutiva dell’Amore e la
manzoniana Provvidenza, che sempre trionfano per le più impensate vie. Egli guarda i suoi nipotini,
vuole renderli immuni dalle brutture della nostra società, seguirli passo passo nella crescita, continuare
a raccontare fiabe a lieto fine, indicare come loro guida morale, oltre all’insegnamento di genitori e
nonni, anche i princìpi del cristianesimo e la poesia, che “vince di mille secoli il silenzio” con i suoi nobili
ed intramontabili valori, contenuti e documentati dalle opere di grandi autori come Omero, Virgilio,
Dante, Petrarca, Foscolo e Manzoni, per citarne solo alcuni.
Per concludere, il poemetto “TRA IL BENE E IL MALE” offre la possibilità di conoscere meglio la
personalità di Aliberti e di cogliere l’essenza più profonda del suo modo di dare un significato alla nostra
vita. Sarà ben accolto dai lettori, soprattutto per i sentimenti di umana affettuosità dell’autore-nonno,
ma anche per la condivisibile analisi dell’odierna realtà sociale, con i messaggi, che sono capaci di far
viaggiare nel tempo le parole scritte su bianchi fogli.
DOMENICO DISTEFANO
Montalbano Elicona
[…] Pubblicato da Carmelo Aliberti il 18 marzo 2022 in HOME […]
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