BRICIOLE DI UN SOGNO Romanzo, Bastogilibri giugno 2021-Roma di Carmelo Aliberti-
Pubblicato da Carmelo Aliberti il 29 luglio 2021 in HOME



Mi sembra riduttivo definire semplicemente romanzo “Briciole di un sogno”, edito da BastogiLibri – nella collana «Percorsi Narrativi» e prefato da Jean-Igor Ghidina Docente di Letteratura Italiana nella Blaise Pascal University – Francia.
L’opera è un vero e proprio romanzo storico, in quanto sfondo e colonna portante delle vicende è lo snodarsi degli avvenimenti storici a Bafia (Sicilia), nell’isola, nel sud e via via in tutta l’Italia, sino alla pandemia dei nostri giorni. E’ un libro che incide, scopre nervi, accusa, mette a nudo un’altra pandemia, invisibile, ma reale: l’egoismo umano.
I cardini di Carmelo Aliberti, che ama la sua terra e la vorrebbe risorta dai ricatti, dai rapimenti, intrallazzi, ingiustizie e prevaricazioni, sono “I Promessi Sposi”, “La Divina Commedia” e “Il Diario di Anna Frank”.
Il periodo storico si estende dalla “Spedizione dei Mille” di Garibaldi sino ai giorni nostri.
I personaggi sono tanti, ma i principali riconducibili a Francesca, Venera e Giacomo, l’autore stesso, Rina e Carmelita.
E’ doveroso come prima cosa soffermarci sull’impresa garibaldina che aveva creato nel Sud la speranza dell’affrancatura da baronie e marchesati, con la nascita di una repubblica e la suddivisione della terra ai contadini sfruttati e ridotti allo stremo (Proclama di Salemi).
Garibaldi delude ogni aspettativa del popolo siciliano nell’incontro di Teano con il Re Vittorio Emanuele II, cui consegna i territori della sua spedizione, così che nulla cambia nella vita del popolo, costretto a subire le angherie dei vari signorotti dei feudi.
C’è un forte parallelo con l’opera manzoniana: Renzo e Lucia sono vittime dei soprusi di Don Rodrigo; qui Francesca, così come lo fu la , è violentata dal signorotto, padrone delle terre e del destino di quei miseri abitanti, costretti a lavori estenuanti per impinguare un imbelle gaglioffo. Contemporaneamente c’è un filo rosso con “La Divina Commedia” di Dante.
Nell’opera dantesca Virgilio (la ragione) guida Dante nel regno dei morti e Beatrice, la donna spiritualmente amata, rappresenta la chiesa e la fede, chiamate da Cristo a guidare l’umanità.
Anche in “Briciole di un sogno” c’è Beatrice ed è una visione eterea, che appare in rari momenti a ispirare l’autore e dargli il dono della poesia.
Anche se non espresso, credo che in Beatrice si identifichi l’arte, l’estro creativo, quel palpito celeste che concede attimi in cui la penna non vaga nel nulla, ma riesce a dare respiri di luce.
E’ l’eterno anelito alla realizzazione del sogno, della materializzazione dell’idea e del sentimento nel segno grafico. E’ quel tormento che perennemente l’artista prova, e così Aliberti, ragazzo, sente queste urgenze interiori. Il suo spirito è portato alla condivisione, all’aiuto al prossimo, all’agire… una spina che non gli concede tregua, che incalza a continuamente operare, progredire, migliorare sé e gli altri.
Mi accorgo di star tralasciando il romanzo, per dedicarmi alla storia, quella di Bafia, dove il padre di Carmelo si prodiga per gli altri, si fa garante dei loro debiti…; dove la madre ha dissotterrato un busto di bronzo di Dante (un segno del destino?) lo ha pulito, lo ha fatto installare su un piedistallo di marmo e donato al figlio.
E’ la storia della fanciullezza, della carriera scolastica e dell’amore dell’autore per Carmelita (vista la prima volta in chiesa – come Dante), dell’amicizia con Rina che lo ama e soffre, ma si prodiga per aiutarlo a coronare il suo sogno d’amore.
Ed è la storia del Sud, quel Sud a cui Aliberti dedica una pagina che non può non essere citata e che ancora una volta richiama Dante rivolto all’Italia, pur con altro animo.
“Oh! Il Sud
Oh! Il Sud, mio povero Sud! Terra un tempo degli dei, terra popolata dai miti e dagli eroi, terra d’amore…”.
Sfilano le vicende dopo le baronie: il fascismo, le atrocità dei lager, la liberazione e la ricostruzione di un paese ridotto a macerie dai bombardamenti, il piano Marshall, come aiuto per la ripresa economica… Ancora e sempre ruberie, giochi di potere, lotta per l’arricchimento personale, manipolazione della giustizia…
E ancora attentati, bombe, il rapimento di Moro, il nefasto macabro commercio di organi umani… In così grande disastro di avvenimenti la lettera a tratti si fa musica in una visione notturna o di un paesaggio sereno, e in relazione all’animo, alla cultura e alla sua vita, il lettore percepisce una “sonata al chiar di luna”, i colori e le vibrazioni di una marina di Sisley, un frammento del “Lago dei cigni”…
Il lavoro di Aliberti è condotto a ritmi alterni, con riprese connesse a fatti reali o fantastici, sempre, e in ogni caso vivi.
Uno stile agile, moderno in grado di riprendere quanto lasciato, senza strappi, in successione naturale; ci si sente avvinti dalla capacità narrativa dal flusso delle parole che scorrono, con l’armonia di un limpido ruscello che nella sua corsa non ha incontrato null’altro che terra, sassi, erba e fiori. Talora affiora la parlata siciliana (spesso tradotta) talora lasciata a indicare intenzione del pensiero e anche questo crea originalità.
L’opera continua con la speranza affidata al nuovo papa, venuto dalle favelas brasiliane a riportare la parola di Cristo, l’amore per il prossimo e l’aiuto ai miseri.
Infine la pandemia che con milioni di morti, pare non abbia fatto ancora capire che la vita va vissuta con serietà, nel rispetto della natura e delle sue leggi, aperta e rispettosa degli altri che sono fratelli.
Parallelamente ai fatti storici e a quelli personali dell’autore, che si sofferma a raccontare dei suoi compagni, dei giochi giovanili e del suo assiduo lavoro presso la parrocchia per l’alfabetizzazione dei contadini amici, si svolgono le vicende di Francesca e di Venera.
Francesca è la moglie di un pescatore ed è vittima della sua debolezza: ama il marito, ma cede ai sensi e si concede sposata a un contadino con cui per anni antecedentemente al matrimonio aveva avuto frequenti incontri amorosi.
Il marito, non traendo dalla pesca il necessario per vivere, espatria per lavoro e non dà più notizia di sé.
Nasce un bimbo che rivela strani sintomi di distonia, di fibrillazioni, di un male misterioso.
La donna parte col suo bambino per chiedere la grazia della guarigione alla Madonna del santuario del Tindari. Mentre Francesca con il figlio Manuele in braccio, procede verso il santuario, nascono i mille interrogativi sull’esistenza, sul significato della vita, dell’accetta- zione del suo scorrere. La filosofia e la ragione si incontrano e scontrano nelle eterne domande sull’esistenza. Il mondo classico qui ritorna con la sua storia, i miti, le leggende…
Giunta al santuario Francesca, dopo aver chiesto la grazia alla Madonna del Tindari, che tiene sulle ginocchia un bambino e ha il volto nero che pare chiuso e impenetrabile, parendole quel volto indifferente ad ogni supplica, inizia a gridare fuggendo con il fanciullo allacciato al seno si lancia verso l’uscita del santuario e, sporgendosi verso la protezione in legno che scorre sul sagrato, il bimbo le scivola dalle braccia e precipita nel mare, inghiottito dalle onde.
Avviene un prodigio: la comparsa di un bianco angelo con le ali spalancate che improvvisamente sembra incendiarsi e sprofondare.
Una leggenda o un miracolo che i pellegrini ricordano ogni volta in cui giungono al santuario.
L’altro personaggio di cui il romanzo racconta è Venera, che è costretta a fuggire per evitare il matrimonio impostole dai fratelli.
Nelle sue peregrinazioni, mentre riposa in un casolare, deserto per l’emigrazione al nord dei proprietari, viene violentata da tre soldati tedeschi, disertori in fuga.
Disperata, riprende a vagare, finché trova ospitalità presso dei Mormoni. Qui nasce il frutto della violenza subita. Giacomo, uno dei Mormoni s’innamora di lei che lo ricambia e anche per Venera la vita riprende con serenità e uno scopo: il figlio e l’amore.
È un libro che ha pagine poetiche nella descrizione della natura, della bellezza di una terra che ha dato grandi pensatori e artisti geniali e che, a sua volta, è stata violentata da politici prezzolati.
Il romanzo non lascia nessuno indenne; come nella “Commedia” di Dante, non mancano bolge di peccatori di ogni genere: dai ladri ai lussuriosi, dai violenti contro Dio e gli uomini, a coloro che inseguono insegne senza un ideale. È pervaso di una cristianità ispirata al Redentore ed è un inno all’amore al prossimo.
Nell’opera spiccano Il Cantico delle Creature di San Francesco, versi di Dante, Neruda, Quasimodo, di ignoti e di Aliberti con una lirica, nata dalla visione di una candida colomba che in cielo muta i suoi colori e poi dispare (è l’attimo in cui il verso si libera dal suo bozzolo e viene alla luce).
Qui Aliberti, ispirato dall’amore, ci offre una lirica che nulla ha da invidiare alla migliore poesia del terzo millennio.
Dire che “Briciole di un sogno” è un libro interessante che si fa leggere e rileggere, provandone richiami a riflessioni e sentimenti, è cosa banale.
Certamente spiacerà a molti ritrovarsi tra i fraudolenti, i profittatori e tutta la genia di malfattori di ogni specie. Costoro non apprezzeranno il libro che vorrebbe un mondo diverso, con il cielo terso, non inquinato dalle raffinerie di Milazzo, non proteso alla fabbricazione di armi per la distruzione di massa, con una giustizia degna di questo nome e una vita in cui l’uomo sia libero di esprimere il proprio pensiero, svolgere la propria attività e abbia diritto al suo pane quotidiano. I personaggi sono scolpiti magistralmente e rimangono impressi nel lettore. Vi è uno stile narrativo agile e avvincente e la bellezza di una lingua che da prosa in molte pagine si fa poesia. Carmelo Aliberti ci dona questo suo superbo capolavoro!
Lucio Zaniboni
N.C.,
E ‘ legittimo collocare, su una linea ideale protesa nel tempo, il romanzo di Aliberti che approda sulle spiagge della contemporaneità, a partire dalla Sicilia dei Vicerè, ai Vinti di Verga, calpestati dai famelici “Mastro-don-Gesualdo, all’austerità filosofica e nostalgica dei Gattopardo, alle fallaci speranze consoliate de Il Sorriso dell’Ignoto Marinaio, all’incombere dell’Apocalisse di “Nottetempo casa per casa”, alla misteriosa e sanguinaria spartizione del potere di “Todo modo” di Leonardo Sciascia, alla Sicilia che rinasce nel contesto di un apparente Neorinascimento cosmico sulle radici di una adamitica barbarie, rasa al suolo dalla tempesta d’amore, piovuta generosamente dal cielo.