Di Jean Igor Ghidina, docente alla Blaise Pascal- University -Francia
Il mio primo contatto con Carmelo Aliberti nel 2008 avvenne per viaepistolare e già allora ebbi modo di apprezzarne la squisitagenerosità, la magnanimità e la dedizione diuturna a favore dellaletteratura e in particolar modo della poesia. Carmelo Alibertiassurse a sprone maieutico e a mallevadore intellettuale per cui lacollaborazione alla rivista “Terzo Millennio” da lui ideatarappresentò per me una svolta e un traguardo nel campo della ricerca edella diffusione della cultura. Rimasi e rimango tuttora impressionatodallo spessore etico di un uomo integerrimo capace altresì dicomunicare con alacrità il suo fervore al pubblico come durante ilconvegno sulla poesia italiana svoltosi presso l’università BlaisePascal di Clermont-Ferrand nel febbraio 2012. Poeta lirico e civile esaggista di ampia mole, Carmelo Aliberti ha affrontato egregiamentesia rovelli e i grovigli interiori che la questione meridionalecollocandosi nella scia e nel novero della letteratura italiana euniversale al punto che potrei definirlo vate nel significato piùgenuino perché scuote le coscienze esortandole ad uscire dal propriobozzolo. Traendo linfa ispiratrice dalla Sicilia, Carmelo Aliberticoglie ora con levità evocativa ora con briose parole sferzanti ilfascino ineffabile della sua isola, palesando insieme la coartazionestorica e gli strascichi dell’insipienza del potere politico. Quindila Sicilia diventa una metafora della condizione umana e delladicotomia tra dono pancalico e hybris dell’umanità traviata, alienatadalla superbia. Alberto Asor Rosa si è soffermato sul logorarsi ovverosull’annaspare della letteratura all’epoca cosiddetta postmoderna, inseguito a fenomeni quali la propensione a privilegiare l’innovazioneformale in chiave autoreferenziale, lo iato tra io e realtà e laRivista Letteraria 5 mercificazione e la consunzione della creazioneartistica nell’ambito della supremazia del virtuale e delmultimediale. Se tale assunto riesce lucido e calzante, non significache Carmelo Aliberti debba essere ascritto all’alveo apodittico oggiin auge nella letteratura occidentale. Semmai, bisogna affermare cheegli ha saputo far tesoro del serbatoio dei classici, da Dante aFoscolo e Cattafi, del retaggio biblico e cristiano nel confrontarsicon i dilemmi della vita e della società odierne. L’opera del nostronon è invischiata nel mero diletto ovvero nel solipsismo ontologicoperché è animata da un afflato possente, da una profondità spiritualeche cozza con il relativismo imperante. Al cospetto del paradigmatecnoscientifico, del rimbombo mediatico e delle farneticazioni deltransumanesimo, la poesia e l’opera critica di Carmelo Aliberti sonoimperiture perché plasmate dall’acume della sua mente e dalla forzaadamantina e aulente del suo spirito. Il suo eccezionale bagagliomulticulturale e il costante rapporto con la realtà, soprattutto conlo sterminato universo doloroso , quotidianamente sottoposto adumiliazioni,soprusi e dispregio della loro dignità, sia nella realtàrurale che nel cuore dell’inferno della società postindustriale epostmoderna, ora emerge con maggiore espressività nei particolari piùdemenziali imposte dai padroni di ogni categoria,dai feudatari,ainuovi potenti in cui la vecchia borghesia agraria ,Ma di fronte aquesti angosciosi e sempre più divaricante scenario di disperazioneesistenziale, Aliberti ora ci offre una trama narrativa, infarcita digenerosità e dolore,di sopraffazione e indecorosi soprusi inflitticrudelmente ai nuovo vinti,anzi ai nuovi schiavi dell’industriache,dopo aver suscitato entusiastiche speranza di poter trovare unlavoro più stabile ,avrebbero potuto riscattarsi dalle secolari catenedella schiavitù,ma i più fortunati ,emigrati dal sud ,verso la cittàdel Triangolo industriale, conobbero una realtà più drammatica diquello della terra d’origine.Ma all’interno di tali infernalicondizioni di vita,Aliberti riesce a far nascere il raro fiore di unabrillante,sincera,pura e umile storia d’amore, il romanzo BRICIOLE DIUN SOGNO. attraverso cui l’umanità disumanizzata del nostro tempo, giàsull’orlo della nuova Apocalissse, potrà recuperare se stessa,con lacostruzione formativa dell’imitazione storia d’amore,che fioriscesulle macerie della dissacrazione globale.