
L’editore Bompiani ristampo’ (1979) in lussuosa veste tipografica Gliindifferenti di Alberto Moravia. Cominciato nell’ottobre del 1925 aBressanone, quando lo scrittore aveva sedici anni e mezzo, e finitonella primavera 1928, il romanzo fu pubblicato a spese dell’autore nel1929 ed ebbe subito un tale successo di critica e di pubblico dacostituire un vero e proprio caso letterario. In effetti Moravia,riprendendo la lezione manzoniana e attualizzando i motivi delverismo, al di fuori del dilagante estetismo dannunziano edell’accademismo rondista, rompeva con la sperimentazione delframmento” e postulava un progetto di romanzo teso a radiografare,nella dimensione psicologica del proprio tempo, l’abbassamento dellivello morale tipico del clima del primo dopoguerra, ildisorientamento delle idee, la situazione grottesca della coscienzaborghese che, dopo essere stata protagonista della nuova erascientifico-industriale, sembra essere vittima dell’inazione edell’indifferenza dinanzi a un contesto sociale in movimento. Loscrittore, con la promozione di una trama narrativa attorno allaproblematica psicologia dell’indifferenza, filigrana una condizionestorica, come dimostra una sintesi veloce dell’intreccio. Vi si narrala squallida vicenda di una famiglia che, nel corso degli Anni Venti,vive in una condizione di vizio, di corruzione, di alienazione, percui ogni tentativo di reagire risulta velleitario. Leo, rappresentantetipico della borghesia, si è annoiato della relazione con Maria Graziae corteggia Carla, la figlia di lei che, come assalita da unavertigine sentimentale dentro il vuoto che circonda la vita familiare,non si sottrae alle premure dell’uomo. Michele, il fratello, vivesegretamente il disgusto di questa situazione e, tuttavia, purdisprezzando Leo e vituperando la madre, non riesce a tramutare laserpeggiante irritazione in un atto di rivolta. Inspiegabilmente sisente attratto da Lisa che è stata l’amante di Leo, e quando la donnagli rivela la relazione di Leo con Carla e lo stimola a prendere unadecisione, abbozza una reazione disperata, ma l’arma con cui affrontal’amante della madre e della sorella è scarica, per cui il tentativodi ima soluzione morale fallisce grottescamente. Così la vicendanarrativa, che sembra risentire di un’impostazione da tragedia greca,anziché risolversi in un gesto di violenza, si scioglie nellarecitazione di un dramma interiore, attraverso il quale Moravia, conrara lucidità intellettuale, percorre le sequenze dell’anima dallapresa di coscienza del male a quel dissolversi dei valori eticitradizionali che traduce in indifferenza ogni conato di rivolta.Dietro il dipanarsi degli eventi interiori, pertanto, risulta semprepiù illuminata una specie di inettitudine fisiologica, una mortalemalattia dello spirito che trova riscontro letterario, forse, negli”inetti” di Svevo, e da cui in Moravia emerge l’istintivo adattarsi auna grigia esistenza, dominata da un’erosione intema che rendeabulici, incapaci a reagire e su cui lo scrittore versa il succo dellapropria nausea. Con dieci anni di anticipo, dunque, sull’apparizionede La nausea di Sartre e de Lo straniero di Camus, Moravia svela unacondizione esistenziale di negatività, individuando nella solitudine enell’incomunicabilità, nell’inerzia interiore e nell’abulia, gli esitidella vocazione all’insincerità di una classe sociale, sempre piùnarcotizzata dall’aggressione degli istinti e delle passioni, senzaalcun palpito di tensione ideale.In questi anni di caotica situazioneculturale disseminata di incertezza e di lusinghe, Gli indifferenticostituirono un documento dissacrante dell’imperante conformismo, tesoa denudare nell’euforia apparente i grovigli psicologici di unadimensione sociale, tramato di instabilità e di artificiose passioni.Ne deriva un esempio di sperimentazione letteraria tesa alla scopertadi zone inesplorate della coscienza, dove incalzano le velleitarieribellioni e i fallimenti, la lucida intelligenza della perdizionemorale e l’impotenza reattiva della volontà, il rifugio nell’apatia enell’indifferenza di fronte alla tragedia di una situazione in cui, dauna parte si incarnano le “costanti” poetiche del decadentismo,dall’altra emergono le indicazioni di ima letteratura permeata didenuncia e di rivolta contro i distorti meccanismi della storia. Ma,al di là di ogni interpretazione parziale, l’autore (è luì adaffermarlo) “non intendeva criticare una società”, ma rappresentare leconnotazioni di un malessere insito nell’animo dell’uomo, la coscienzadi una crisi in cui l’uomo è costretto a rotolare, ridotto a unamaschera. L’esito è un’inquadratura ambientale fatta di luci ed ombre,di angosciose atmosfere e di chiaroscuri ambigui, un insorgeredeformato di colori, tipico degli espressionisti francesi, dovel’ambiente è piegato a rispecchiare una realtà più intima, e ipersonaggi, avvolti nell’alienazione e nel buio, annaspano nell’ombraalla ricerca della luce, con un’intonazione drammatica che si collegaalle forme tragiche dei simbolisti francesi, quasi a sottolineare ilclima interiore di tragedia. La struttura narrativa, semplificata nelnumero dei personaggi e nella durata romanzesca ridotta a due giorni,slitta dalla rappresentazione oggettiva della dissoluzione di unaclasse, all’analisi psicologica dell’alienazione e della crisi delpersonaggio, e utilizza ora il dialogo piano e dimesso, ora ilsoliloquio franto e incandescente, ora l’andatura saggistica edidascalica, con una concentrazione espressiva che, attraversolegamenti paratattici e il flusso incolore dell’orditura, mira atracciare una rappresentazione mimetica della realtà, intesa comefiotto naturale di coscienza, senza preferenze e obliterazioni.Calzante, perciò, si rivela l’uso di una lingua media che incorpora lequotidiane abitudini lessicali per un’adesione asettica, e perciò piùrealistica, al materiale narrativo. Nel ricorso costante alla metaforasi proietta l’ansia morale dello scrittore che tende a visualizzare idettagli della tragedia, resa più tangibile nelle svirgolatureironico-grottesche che scattano al vertice del dramma.L’aggettivazione ora incapsula il sostantivo con combinazione binata,quasi a espandere il circuito semantico delle implicazioni scontate,ora mira a scandire, con un’analitica selezione delle valenze, lereali dimensioni della angoscia e dell’impotenza, con una successionedi scelte ordinarie, idonee a rendere il grigiore e l’incapacità ditradurre, nel grafico della rappresentazione narrativa, il valorestorico del fallimento. Con Gli indifferenti, Moravia, trascinato daicongegni ideologici di un’inedita attenzione al reale, sommessamentetramata di rifiuto, da un lato rovescia le forme liriche della prosad’arte in strutture narrative e in istituti espressivi antiletteraripiù idonei a riprodurre la natura della vicenda; dall’altra cancellala connotazione formale della poetica della memoria del “frammento”,per offrire una chiave di lettura realistica della societàcontemporanea e tradurre nel simbolo dell’indifferenza l’impotenzasentimentale e intellettuale di una condizione storica (e psicologica)che anticipa per certi aspetti il nuovo capitolo del neorealismo.(1979). Gli indifferenti di Alberto Moravia è stato pubblicato nel1929, nel periodo in cui il fascismo italiano proseguiva trionfante ilsuo cammino, ed in Germania il nazismo si accingeva a prendere ilpotere. In questo romanzo, nato da un diretto desiderio di un’analisi moralistica e satirica, vengono ritratti gli aspetti disperatie corrotti della vita e del costume della società borghese di quelperiodo storico, con una lucidità e una freddezza puntigliosa chesembrano rifiutare gli ideali della politica trionfalistica delregime, e sottintendono, il giudizio negativo dell’autore neiconfronti delle aspirazioni del fascismo italiano. E’ proprio dalladescrizione realistica, opaca, squallida, più vicina alla cronaca chealla poesia e dalla creazione di personaggi carichi di una profondaautenticità che traspare il parere di Moravia e che gli ha aperto lavia del realismo.
Moravia ha sempre negato che nel suo romanzo fossero presenti istanzesociali o politiche: tuttavia è evidente che l’indifferenza si caricanel romanzo di connotazioni storiche precise: si tratta del conflittodell’individuo con la vita, ma anche del conflitto dell’individuo conuna determinata società, come dimostra Moravia, che, in tutto l’arcodella sua produzione narrativa, colpirà successivamente con la suapolemica ironica e fredda la società conformista del ventenniofascista, quella violenta del dopoguerra, e quella alienata delneocapitalismo industriale (vedi La noia). I temi de Gliindifferenti si ripeteranno poi nei romanzi successivi, i personaggichiave presenteranno le stesse caratteristiche esistenziali, anche sedi volta in volta sono calati in ambienti e situazioni storichediverse. Queste caratteristiche comuni permettono di raggruppare ipersonaggi moraviani in due schiere opposte: vinti e vincitori. Allaschiera dei vinti appartengono quelli che sono destinati allo scacco,che tentano in modo spesso velleitario di ribellarsi al destino: diquesto gruppo Michele, protagonista de Gli indifferenti . All’altrogruppo appartengono invece i personaggi che accettano la vita senzafarle il processo e che proprio per questo risultano alla finevincitori o per lo meno non del tutto sconfitti. Sono personaggi chenon possono fallire, perchè manca loro un impegno, un progetto divita: caratteristica di questa schiera è Mariagrazia, la madre de “Gli indifferenti”.