
(dalla raccolta inedita DELIRI DALL’ESILIO)
IO SONO QUI TRA GLI ALBERI ORDINATI

Io sono qui tra gli alberi ordinati
In fila geometrica, alti sperduti
nell’ampia chioma con l’ombrello e avanzo
con le braccia imploranti verso il cielo
velinato di nebbia, mai vista
nell’Isola del Sole,
allagata di luce e di calore
presagio dell’azzurro in ascesa
dalle spalle dei Peloritani smaltati
dalle acque marine delle divine isole
acciambellate nelle braccia soffici
del Dio ventoso che scorazza
dal promontorio tindareo
e si raccolgono schiumose
nel seno della spiaggia d’oro a Marchesana,
dove tu aspettavi dietro il muro trasparente
o a petto nudo e sfidavi
la violenza rapace di una lama cristallina
che radeva il berretto siculo
in testa ai contadini
a stento trattenuto dal tremore
per salvare i sibilanti timpani
e le piantine verdi ancora fragili,
protetti dalla schiena dell’ultimo
eroe curvo sui solchi umidi
e i bimbi belanti dietro il muro
con labbra sanguinanti
su pentole graffiate
stracci sporchi e galline zigzaganti
come ubriachi sbattuti fuori nel buio
dalla bettola, che tastavano la notte
con nere mani senza luce elettrica
per illuminare il selciato scivoloso
e poter rincasare senza traumi.
Era il Vento delle Mulinella
che nel Vico s’avvitava a mulinello
murando al focolare i vecchi infreddoliti
immobilizzati dall’artrosi espansa in tutti i muscoli,
con gli occhi inchiodati alla lingueggiante fiamma.
E il vento, ripresa la rincorsa, si tuffava
stremato nell’ argento del torrente,
nel silente borbottio del Brenta,
imbozzolato e invisibile
dietro il muro della pianura verde.
Qui non si vedono agnelli solitari
che svezzati brucano l’erba sul pendio
all’Aiamoto e poi lieti zampettano,
belando per destare la famiglia
del padrone sonnolente
che corre alla finestra per gioire
alla vista del fiocco di cotone
che oscilla tra i dirupi di Volta ilice
guizzando allegramente.sulla Rocca.
I corvi, gli avvoltoi e il porcospino,
le lepri, i conigli e gli sparvieri,
inseguiti dal sovrano Federico
per il ristoro degli ospiti sovrani,
sono scomparsi da Margi e da Timogna.
Più Federico e i suoi pari
non vengono alla Torre,
ora rifugio di sciacalli e iene
e l’ultima Aquila Regina
si è accasata più in alto, a Salvatesta:
dove ogni mattina si specchia nel torrente
come Narciso inorgoglito della sua bellezza
riflessa nell’argentata acqua
del Platì rilucente del dolce volto degli dei.
che spargono una docile carezza
con le loro lattee ali
ai sospiri e agli sguardi degli innamorati.
Ora vedo
nelle magiche acque del Timeo,
un lampo di luce risucchiato
nei pori della pietra e lo sguardo stupito
cerca un’altra luce nel cuore del Patrì,
dove ora gorgheggiano canti antichi
e una dolce preghiera si mescola con l’acqua
nella voce della Vergine che vibra
soavemente nell’acqua sempre bianca.
Brilla di Rosso nel delirio il mantello
del Generale che dalla valle della luna
ordì l’inganno di Milazzo ai Borboni
aggredendoli alle spalle
e poi la via di Roma fu un trionfo.
Il Sud sembrò liberato dalla gogna
dei Barbari. Ora, invece, galleggia
come un guscio vuoto , dove arrivano
emigranti disperati con l’eco degli ordigni
con gli occhi di morte e con la mente
infiammata dagli orrori e dai massacri
di schiavi con i sogni infranti
dalla morte. di Giuda.
Intanto, le migliori intelligenze made in Italy
vengono spappolate dalle autobombe
o sgozzate con la preghiera in gola,
spegnendo brutalmente l’illusione
di aurei cervelli in fuga, verso dove?