Cerca ogni giorno nella lettura un aiuto… (Seneca) Conosciamo da parecchio tempo l’uomo, il poeta, il saggista, il docente,ora emerito, Carmelo Aliberti, nato a Bafia, una comunità dei Peloritani, in provincia di Messina, più volte insignito di meritati e prestigiosi premi. Per quest’uomo crediamo di affermare che ha vissuto in nome della cultura letteraria. Egli l’ha costantemente, caparbiamente, studiata, l’ha partecipata nelle Scuole e ha creduto di scriverne, sin da giovanissimo. Pertanto, in lui si è generato un vivo sentimento critico, grazie al quale, meditato, rigoroso e limpido,leggia mo molti autori, ormai classici, ed autori poco noti e sconosciuti tratta ti, non in ordine di tempo, nella sua ultima elegante ed imponente fatica, in tre tomi, dalle 2000 pagine e dal titolo Letteratura e società italiana/Dal secondo Ottocento ai nostri giorni (Edizioni Terzo Millen nio,2019).Il primo tomo, dopo i due agili profili, “Lineamenti storici” e “Quadro culturale”, si apre con un autore molto letto dagli italiani nella seconda metà del secolo scorso. Trattasi di Carlo Cassola, il cui famoso romanzo “La ragazza di Bube” appassionò, soprattutto, certo pubblico che aveva vissuto, intus et in cute,l’ultimo conflitto mondiale e la conseguente Resistenza. Seguono pagine riguardanti gli autori che hanno scritto sulla lotta di liberazione dal nazifascismo. Pure in apertura dell’opera riappare un prosatore di rara raffinatezza, da tanto dimenticato. L’autore, di cui ora Aliberti ha rinfrescato la memoria, si chiama Nino Savarese, nato nella mitica cittadina siciliana Enna nel 1882 e morto nel 1945.Si era formato tra le famose riviste del secolo scorso, “La voce”e “ La ronda”. Può giovare, pertanto, scrivere che si dovrebbero ristampare le sue opere come “L’altopiano” del 1915, un piccolo capolavoro. Ora Savarese rivive dentro l’opera di Aliberti e il lettore della nuova generazione potrà sapere che “la sua Produzione letteraria comprende una trentina di titoli che Enrico Falqui nel 1961, in forma antologica, riunì con il titolo La goccia sulla pietra e altre operette”.Il secondo tomo si apre con Maria Luisa Spaziani, la cui vita è trascorsa invero in nome della poesia;segue Dacia Maraini, che la critica ha giudicato “la migliore scrittrice italiana vivente”. In questa parte dell’opera, forse la più intesa e offerta da Aliberti, si leggono alcune pagine che sono brevi saggi che l’autore in precedenza aveva divulgato e, preso da certo assillo, per offrire del meglio, ha voluto rivedere. Si può affermare che il capitale letterario nei due tomi è molto denso e gli autori, poeti e scrittori, sono un centinaio e non si può escludere che abbiano inteso lo stimolo della “febbre”, del “furore” e del “fiele”,per dirla con il saggista siciliano Giuseppe Zagarrio, ma pure la speranza,la fede in questa nostra sfera dove resta perennemente in agguato il male. Dunque, un travagliato ed orgoglioso impegno di Aliberti saggista che non può non generare certe critiche per gli esclusi che nel nostro Paese hanno firmato opere di pregio sotto ogni profilo. Ma le scelte, in imprese culturali del genere, sono scelte e, come tali, vanno rispettate. Aliberti, che ha soggiornato nella Trieste mitteleuropea dove ha conosciuto gli uomini della letteratura, vive, con la febbre del libro, in Sicilia, che con i suoi grandi e minori autori ha fatto ingresso in questa sua fatica. La Sicilia con i suoi uomini, la Sicilia “luogo di strazio ed anche di rovina”, nella definizione di Claudio Magris che pure ha inneggiato a scrittori come Federico De Roberto.Della Sicilia, Aliberti, in un’appendice ad una sua vecchia intervista dedicata ad un poeta menziona Concetto Marchesi, “grande umanista e politico”. Questi, autore della famosa “Storia della letteratura latina” in due volumi che si leggeva, anni or sono, come si può leggere un bel romanzo, è pure un narratore, per due opere, soprattutto,“Il cane di di terracotta”, edito da Cappelli, e “Il libro di Tersite”, edito da Mondadori. Se Aliberti avesse avuto nella sua biblioteca questi due titoli ne avrebbe scritto e collocato nella prima metà del secolo scorso l’umanista come uno scrittore di spicco. Senza dilungarci, si deve concludere che per allestire quest’opera, di una complessa indagine, il saggista-poeta Aliberti, ha letto e riletto molti nostri scrittori e poeti, li ha interpretati e reinterpretati ed ha imparato a conoscerli nei loro vizi e nelle loro virtù, impresa non agevole, per divulgarli meglio con le loro opere. Solo così ha potuto completare la sua azione critica di uomo libero e desideroso di lasciare, fra l’altro, non poco, un lavoro che si chiama scrittura, letteratura, l’espressione più alta che continua ad essere o a esistere e a nutrire le buone menti umane da quando apparvero nel nostro Paese,sostituendosi alla lingua dei padri latini, i primi linguaggi di lingua volgare, come il Placito di Capua del’ 900. |
In molti anni di duro lavoro ha seguito e contemporaneamente recensito su giornali e riviste nazionali e internazionali tutte le opere di scrittori italiani pubblicati dalla Mondadori,La Rizzoli,l’Einaudi, la Bompiani,La Mursia. La Bastogi editrice italiana per la quale ha fondato la collana scolastica. Ha scritto 2 volumi di letteratura siciliana contemporanea e tre antologie critiche sui siciliani più recenti. Numerose monografie molto lette nelle scuole. 80 suoi volumi sono negli scaffali della biblioteca Nazionale Statale a Roma.Gode di moltissima stima da parte dei più grandi scrittori e poeti italiani e stranieri,La Rivista Mondiale dei Poeti dell’Unesco,ha tradotto e pubblicato un’antologia delle sue poesie in spagnolo,fatta dal presidente,Gabriel Impaglione, scrittore e poeta,fondatore e direttore della rivista mensile e casa Editrice ASLA NIGRA. |
Aliberti,in questa sua nuova e preziosissima opera,ha introdotto un tipo di lettura critica originale,moderna e viva, idonea a penetrare nel travaglio interiore da cui nasce l’opera creativa,mai usata nelle ossificate pagine che circolano nelle scuole italiane.Aliberti si serve anche degli epistolari dove gli scrittori e i poeti confessano i loro amori,le delusioni , la nevrosi della scrittura,la fragilità sentimentale e le crisi irreversibili,quando lo scrittore si sente superfluo in una società che li stritola con i nuovi miti del possesso e del sesso,non spiritualizzati da Eros ed Agape. La linea di sviluppo espositivo da Pascoli al Verismo di Verga De Roberto, al Decadentismo con Pirandello e Svevo,Alla letteratura del Ventennio, al Neorealismo,le Neoavanguardie,La narrativa e la poesia del postmoderno,fino a Alessandro Giordano (la solitudine dei numeri primi), a D’Avenia (Bianca come il latte,rossa come il sangue) Ammanniti,Sanguineti Raboni ,Balestrini,Giuliani, Porta, ecc, fino a “Un figlio del nostro secolo”,recente Premio Strega,no uscito nel nov,del 2018. Un particolare omaggio viene reso a Eugenio Scalfari,autore di un volume di poesia “L’ora del blu”,che in questa sede,ci sembra congruo esaminare. |