50 Anni d’Amore: il poeta e il professore Aliberti attraverso le sue opere
Il 2016 ci regala una particolare ricorrenza, tanto importante quanto vitale ed azzeccata in un mondo dilaniato dalla condizione umana che non riesce più a volare sopra le righe di una vita soffocata dal progresso e dalle ricchezze materiali. Celebrare la poesia di Carmelo Aliberti in questo momento storico rafforza il messaggio d’amore che il poeta di Bafia lancia da tutta una vita. I suoi primi Cinquant’anni di pubblicazioni sono la dichiarazione d’amore, il testamento, la risposta all’umanità contemporanea e, soprattutto, futura. Rappresentano, inoltre, l’Araba Fenice del mondo e la speranza che la pace sia davvero compiuta.
Per chi scrive, poco all’altezza dell’arduo compito assegnatole ma di buon grado accettato, è un onore, una fortuna ed un privilegio unico redigere questo lavoro che altro non è che un approfondimento letterario che scaturisce dal più tenero e significativo dei rapporti umani: quello tra un’alunna ed il suo professore.
La cinquecento rossa, il malloppo di libri, gli occhi azzurri, l’aria sorniona di chi è profeta ma lascia che le cose accadano, il fervore delle lezioni di italiano, il pathos di quelle di latino, la voglia di ascoltare ciascun ragazzo, il coraggio infuso ed il disprezzo per determinati comportamenti o semplicemente atteggiamenti, sono ricordi vividi, limpidissimi di chi i 16 anni li ha superati da un pezzo ma se li porta dentro come uno dei più grandi tesori dell’umanità. Essere stati destinati ad avere un poeta come professore la dice lunga su chi sei o chi diventerai, se non altro perché hai avuto a che fare con un folle pazzo convinto di riuscire a consolare il mondo, o ancor peggio a cambiarlo, solo con una penna e lo sguardo rivolto al cielo. Sarebbe bello pensare, che Aliberti, noto per i suoi occhi azzurri, a furia di guardare il cielo ed ispirarsi ad esso, se ne sia impossessato, così passeggiando fluttua e le sue parole pronunciate, pesanti come macigni, appaiono ancora leggiadre come nuvole.
Lasciando la sua essenza umana che di poco conto non è e che inevitabilmente si fonde con il Poeta, urge in questa sede soffermarsi sulla poetica alibertiana dalle origini a … cinquant’anni dopo!
Nato a Bafia ne 1943, il cultore di letteratura italiana presso l’Università di Messina è stato nominato benemerito della scuola, della cultura e dell’arte dal Presidente della Repubblica ed ha vinto numerosi premi. Tra i volumi di poesia che ha pubblicato, ricordiamo: “Una spirale d’amore” (1967); “Una topografia” (1968); “Il giusto senso” (1970); “C’è una terra” (1972); “Teorema di Poesia” (1974); “tre antologie critiche di poesia contemporanea” (1974 – 1976); “Poeti a Gradara” (I .. II); “I Poeti del Picenum”; “Il limbo di vertigine” (1980); “Caro dolce poeta” (poemetto del 1981); Poesie d’amore (1984); “Marchesana cara” (1985); “Aiamotomea” (versione inglese del prof. Ennio Rao, Università North Carolina, U.S.A. del 1986); “Nei luoghi del tempo” (1987); “Elena suavis filia” (1988); “Caro dolce poeta” (1991); “Vincenzo Consolo, poeta della storia” (1992); “Le tue soavi sillabe” (1999); “Il pianto del poeta” (con versione inglese del prof. Ennio Rao del 2002). A questi si aggiungono: “Itaca – Itaka”, tradotta in nove lingue; Letteratura Siciliana Contemporanea vol I, p. 753, Pellegrini, Cosenza 2008; “L’altra letteratura Siciliana Contemporanea” (Ed. Scolastiche – Superiori e Università).
Le pubblicazioni non racchiuse in volumi sono state numerosissime come le vincite a diversi premi letterari. Aliberti, da decenni, si dedica anche alla critica letteraria: “Come leggere Fontamara, di Ignazio Silone” (1977 – 1989, 1998); “Guida alla lettura di Lucio Mastronardi” ( 1986); “Ignazio Silone” (1990); “Poeti dello Stretto” (1991); “Michele Prisco” (1994); “Poeti a Castroreale – Poesie per il 2000” (1995); “U Pasturatu” (1995); “Sul sentiero con Bartolo Cattafi” (2000); “Fulvio Tomizza e la Frontiera dell’anima” (2001); “La narrativa di Carlo Sgorlon” (2003).
Non vanno emarginate nemmeno i testi, le traduzioni, le interviste a poeti, scrittori, critici contemporanei, tra i quali spicca “Antologia dei poeti siciliani” (vol. 1° nel 2003 e vol. II° nel 2004). Poi ancora, “La questione Meridionale in Letteratura. Itaca” (Terzo Millennio 2005 – 2008 – 2013). Fondatore della Rivista “Cultura Novecento” (destinatario del Premio Presidenza del Consiglio come rivista di alto valore culturale) e della collana di poesie “Atlantica”, Carmelo Aliberti adesso è direttore editoriale e fondatore della Rivista Terzo Millennio e dell’omonimo Premio Internazionale per la letteratura, le scienze e la storia. E’ presente in numerose antologie scolastiche e sue opere poetiche in francese, inglese statunitense e canadese, spagnolo, rumeno, greco, portoghese, finlandese, croato e ungherese. Sulla sua opera sono state scritte 6 monografie, una tesi di laurea e sono stati organizzati 9 Convegni in Italia e all’estero.
Partendo dall’ultima creazione e regredendo cronologicamente, possiamo imbatterci nella poetica alibertiana e chiederne al padre stesso chiarimenti, approfondimenti e curiosità.
L’ultimo libro di poesie che racchiude le più datate e le nuove si intitola “Messaggio d’Amore”. Di certo non si tratta di un banale comune amore, piuttosto del periplo esistenziale attraverso 50 anni di vita interiore vissuta pienamente, comparata con lo sviluppo degli eventi storico sociali ed etici. Considerando come file rouge di questa e di tutte le sue opere il sentimento Amore in ogni forma che umanamente è possibile esprimere, perché un Poeta che ha l’anima dilaniata da quanto accade nel mondo ha ancora voglia di cantare l’Amore come unico mezzo di sopravvivenza ed unico appiglio in una società che è abituata al “low cost”, al “fast and easy”, agli eccessi, al materialismo e alla dimensione 2.0?
Sempre al riguardo, pensando alla ginestra di Bafia forte e delicata allo stesso tempo, donna ma selvaggia, non sempre facile da cogliere, possiamo dire che la Poesia è Amore? Quale percorso è necessario seguire per scorgere la nostra anima all’interno delle sue poesie? Ed ancora, qual è a più bella poesia d’amore che lei abbia mai scritto e perché?
“Una delle caratteristiche della poesia di Aliberti è la compresenza della rievocazione e del rapporto con le voci dei poeti antichi, i classici in particolare, e contemporanei della vita, della storia, delle trasformazioni della società, dello scontro tra le aspirazioni e le emozioni della vita e le oppressioni del lavoro, degli sradicamenti dalle origini, dal rigore arido e meccanico della tecnologia. Aliberti guarda alla grande contraddizione dell’esistenza, nella necessità del lavoro per vivere e della vita che, di conseguenza si dissecca, si cancella, e tutto quello che rimane è il retaggio della tecnologia, altre macchine nelle case a cui servire per tentare (ahimè non per la gioia vera, ma per la luce dell’anima), di non vedere e non sentire l’angoscia e l’oppressione.
C’è una sicura costanza nella vicenda poetica di Aliberti nel lungo arco di circa 50 anni, ed è fortemente riservato e distintivo della sua ricerca: la passione morale e politica sempre espressa con un linguaggio aspramente espressionistico nella varietà ricchissima e singolare e originale delle metafore, tese fino all’estremo del grido e della visione” – scrive l’erudito Giorgio Barberi Squarotti all’interno dell’introduzione di “Messaggio d’Amore”. Prendendo spunto da quanto asserito da Barberi Squarotti, è spontaneo chiedere: nel lungo viaggio delle sue pubblicazioni, fatto di passioni, adrenalina e stasi, come si fa a trovare il giusto equilibrio tra antichi miti e saggi insegnamenti e la voglia di voler applicare tali principi ad un mondo che tutto fa tranne che accettarli? Chi non è poeta come lei, quali armi può utilizzare? Poeti si nasce o si diventa?
Il volume sintetizza l’intero percorso poetico di Aliberti e vuole festeggiare i 50 anni di devoto servizio alla cultura e alla poesia, assieme a “La Questione Meridionale” ,un altro atto d’amore e di dolore del poeta per il nostro Sud, sempre abbandonato alla disperazione. Lucio Zinna, Barberi Squarotti ed il grande Claudio Magris hanno redatto articoli, recensioni ed espresso stima per i suoi lavori. Sembra che ci sia un’intesa particolare tra i grandi della cultura. Potrebbe raccontarci i rapporti che in questi lunghi 50 anni ha intrapreso con i colleghi cultori e quali di questi hanno lasciato traccia nella sua poetica?
Tra le sue pubblicazioni, è interessante la dissertazione storica e la chiave di lettura unica che il Poeta Aliberti si trova puntualmente ad affrontare. In particolare, si parte con le miserie del secondo dopoguerra e le ripercussioni sulla storia italiana di quegli anni di fluviale miseria, disoccupazione ed emigrazione; si passa attraverso il ’68 e il 1977, gli anni dei conturbamenti giovanili e la nascita e lo sviluppo del terrorismo, fino alla sterzata involutiva degli anni ’80 con il boom della corruzione, lo spappolamento dei partiti tradizionali e l’epoca di “Mani pulite”. Chiari eventi che generarono nell’animo del poeta Aliberti la giusta ispirazione, nel suo mondo poetico esistenziale, per reagire infine con “Caro dolce poeta”. Si tratta di una preghiera da parte dell’ operaio che ha combattuto la Resistenza accanto a poeti e scrittori, inviata idealmente al poeta, dichiarandogli il pentimento di essere stato trascinato dall’egoismo, dal materialismo e dal consumismo, avendo dimenticato il vero senso della lotta partigiana, che ha frantumato la serena ebbrezza degli anni della lotta in volgare e deleterio scivolamento nei nuovi miti del consumismo. Di fronte ai nuovi rivolgimenti della storia, l’operaio pentito e umiliato che si rivolge al poeta per supplicarlo a riprendere la lotta troncata per l’agguato dei nuovi dei e per poter lasciare alle nuove generazioni un patrimonio di valori da recuperare, esiste ancora? E’ cosciente di poter mettere in atto quest’ultimo attacco?
L’intera poetica dello scrittore siciliano Carmelo Aliberti, continua ad essere apprezzata in Francia e nel mondo, dove, grazie a contributi come quello del docente Jean Igor Ghidina e dell’Università Blaise Pascal, continua la sua avanzata ed è riuscita ad essere apprezzata dalla Rivista trilingue “Belvedere” di Lione che recensisce in maniera esaltante il suo Secondo Volume su “L’altra Letteratura Siciliana” (La Medusa Editrice), in cui il critico ha storicizzato un repertorio dei più affermati scrittori e poeti siciliani contemporanei, ritenuto dalla Rivista un contributo essenziale dell’influenza e del ruolo che la letteratura siciliana occupa nella letteratura Italiana dal Secondo Ottocento fino ad oggi, da Capuana, a Verga, a Pirandello, a Vittorini, a Brancati, D’arrigo, Sciascia Consolo, Nino Pino Balotta, Vann’Antò, Quasimodo, Cattafi e tanti altri. Nello stesso contesto viene anche recensito il recente volume di Aliberti “La questione meridionale in Letteratura”, giudicato come lavoro unico nella capacità del critico di essere riuscito a coniugare l’importanza della letteratura sulla denuncia non asettica degli atavici problemi, della miseria, della schiavitù secolare del Meridione d’Italia, passando in rassegna gli autori che svilupparono l’analisi delle piaghe storico-sociali del Sud, attraverso la tregenda dei personaggi-simbolo e il pianto dei poeti, correlati al contesto storico pre e postunitario. Il suo lavoro ospitato in cinque pagine e pronto per essere edito nel suo cinquantesimo anno di attività letteraria, rappresenta un traguardo ma anche l’ennesimo trampolino di lancio per la sua carriera? Come ci si sente ad essere sottoposti ad analisi e recensiti da illustri personaggi di cultura del proprio tempo?
La cultura come ancora di salvezza, la poesia come unica preghiera conosciuta, l’umanità unico luogo in cui abitare, la rivoluzione della mente come unico strumento per arrivare alla conversione dei cuori per un mondo migliore tanto sognato, i successi e gli omaggi ai letterati contemporanei, pagine e pagine, un’attività letteraria vulcanica ed inesaudita che non si può raccontare in poche righe o poche pagine, ma che necessiterebbe di un’enciclopedia ad hoc: sono questi tutti i segni tangibili di una poetica alibertiana unica, precisa, concordante, chiara. Se dovesse attuare un’auto – critica relativa alla sua poetica, cosa dichiarerebbe?
Cristina Saia