Domenicao Distefano
sull’opera di Carmelo Aliberti
LA QUESTIONE MERIDIONALE IN LETTERATURA (2015)
Il pregevole volume “LA QUESTIONE MERIDIONALE IN LETTERATURA”, scritto da Carmelo Aliberti e stampato nel novembre 2015 in 30 copie numerate, omaggio per i soci e collaboratori dell’Associazione Culturale no profit “Terzo Millennio”, è dedicato alla sua “dolce nipotina Nives” dalla “vocina soave e (dal)l’abbagliante scintillio dei suoi occhi azzurri”, quasi a volerle lasciare un ricordo, a trasmetterle un messaggio, ad indicarle dei valori e contemporaneamente rassicurarla del suo futuro e immutato affetto nel misterioso divenire della vita.
Le pagine introduttive sono una lucida analisi storica sulla situazione politica, sociale ed economica del Mezzogiorno, con particolare riferimento alla Sicilia. Esse individuano le cause delle condizioni di sottosviluppo e denunciano le carenze della nostra società, che agevolano l’espandersi della malavita organizzata e della corruzione amministrativa.
Il volume raccoglie i più significativi autori degli ultimi due secoli, che, attraverso i pensieri, i sentimenti e le voci dei loro personaggi, nelle opere in prosa e in poesia si sono interessati della questione meridionale sotto il profilo della giustizia sociale, dell’uguaglianza per natura, del rispetto della persona umana e che, di fronte alle ingiustizie degli uomini, si sono sentiti sentimentalmente vicini alle classi sociali svantaggiate, sfruttate, derise, talvolta schiavizzate da chi gestiva la cosa pubblica o da chi aveva una solida posizione economica (non sempre per meriti propri) o da chi con la forza e la violenza s’imponeva all’attenzione della comunità.
Un’opera per meglio conoscere e studiare la nostra storia civile di un passato più o meno remoto, che si trascina ed ha riflessi nella società attuale.
Opera densa e ricca di testimonianze letterarie di autori, che hanno vissuto i decenni cruciali delle lotte per l’unità d’Italia e quelli successivi tra speranze e delusioni, comprese le amare esperienze delle due guerre mondiali, la limitazione di libertà durante la dittatura fascista, l’inquieto dopoguerra e il desiderio di costruire un mondo di pace, di libertà, di equità, di benessere materiale e spirituale, di mutua comprensione e collaborazione tra i popoli.
Opera che illumina e mette a fuoco le condizioni economiche e sociali delle genti meridionali nei suoi aspetti più veri e reali: problema agrario e sfruttamento della manodopera, malaffare mafioso e omertà, ingiustizia e corruzione, povertà ed emigrazione.
Di ogni poeta e scrittore l’Aliberti dà essenziali notizie biografiche, sceglie e commenta brani in prosa e poesie significative, che documentano il modo di vedere e di sentire dell’autore, il carattere, la sensibilità d’animo, la nobile voce di protesta carica spesso di antico dolore a favore delle classi umili, povere e sfruttate, l’esplicita o implicita denuncia dei responsabili politici e non, che poco o nulla hanno fatto e fanno per risollevare le sorti sulla strada dell’equità sociale e accendere la speranza di un domani migliore.
L’opera, costata in pazienza, si sostanzia, quindi, in contenuti. Essa ha un grande valore educativo, è coinvolgente, fa riflettere i suoi lettori sugli aspetti dell’esistenza e scuote le coscienze della gente, avvezza a subire le ingiustizie e i soprusi del sistema; in caso contrario resta da imboccare la via dell’emigrazione in terre lontane, soffrire la solitudine e lì, sradicati dalle loro origini, vivere di nostalgie e di ricordi della trascorsa infanzia.
La presa di coscienza, attraverso l’istruzione e l’informazione, è il primo “Che fare?” dei fontamaresi di Ignazio Silone, nelle cui opere di narrativa vi è un’identità di cristianesimo e di socialismo, come istintivo attaccamento alla povera gente.
Il secondo è l’impegno a contrastare e smascherare con gli scritti e l’azione non violenta il malaffare della classe dominante e soggiogante; proporre l’urgenza di un cambiamento radicale, elevando le condizioni di vita e dando dignità al lavoro, perché, solo liberando l’uomo dal bisogno economico e dalla subalternità culturale, si può combattere la mafia, la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, che allignano dove c’è povertà e ignoranza, come sosteneva Danilo Dolci, l’apostolo dei derelitti.
Anche Ignazio Buttitta attribuiva alle opere letterarie, ma soprattutto alla poesia un valore educativo per il suo ruolo di comunicatrice di emozioni e rifugio da tutto ciò che è mediocre. Essa è in grado di modificare i comportamenti e di convogliare le energie degli uomini sui valori intramontabili dell’onestà, dell’amicizia, della solidarietà, del rispetto della natura e della dignità dell’uomo. Inoltre prepara alla ribellione contro le ingiustizie, conservando la speranza e la fiducia nel progresso della storia, che non offre subito quello che gli uomini si attendono.
E Leonardo Sciascia fa capire che è necessario collaborare con le istituzioni e abbattere il muro dell’omertà, se si vuole vincere la terribile piovra, che ha messo i suoi viscidi tentacoli in ogni settore produttivo della vita economica, ponendosi come intermediazione parassitaria, con intimidazioni e mezzi violenti, tra proprietà e lavoro, produzione e consumo, tra cittadino e Stato.
Sono tanti, molti gli scrittori e i poeti famosi nella panoramica meridionalista, trattati da Aliberti con acume critico e scorrevolezza linguistica: Verga, Pirandello, Capuana, Serao, De Roberto, Alvaro, Strati, Vittorini, Tomasi di Lampedusa, Quasimodo, Ballotta, Grasso, Jovine, Carlo Levi, Rea, La Cava, Scotellaro, Fortini, Genovese, Sammartano, sinfonia a più voci, che hanno amato questa terra per le sue bellezze naturali, per la fertilità del suo suolo, per le sue acque, per il suo mare, per i suoi sapori, colori, odori; terra dominata nei secoli da tanti popoli stranieri, che hanno lasciato tracce indelebili; terra dalle mille contraddizioni tra denuncia, ribellione e rassegnazione alle alterne vicende umane, che spesso hanno assunto l’aspetto di una dura lotta contro un destino ingrato.
Con la pubblicazione di questo interessante volume, Carmelo Aliberti, nato a Bafia di Castroreale (ME), aggiunge un’altra ciliegina sulla torta alle sue opere poetiche e ai suoi saggi di critica letteraria, ampiamente conosciuti in Italia e all’estero.
18-19 marzo 2016
Domenico Distefano