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CARLO SGORLON Da: “Il Tempo”, Roma, 19/9/2003 _ IL PIANTO DEL POETA di Carmelo Aliberti

IL PIANTO DEL POETA

Le degenerazioni sociali del nostro tempo

in contrasto con i valori della civiltà contadina

     Di Carmelo Aliberti è uscita recentemente un’antologia di poemetti e liriche stampate nel corso di una stagione poetica che conta ormai più decenni.

Un libro dalla struttura singolare che si sottrae ai modi ironici, parodistici e dissacranti della cultura di oggi che provoca il maggior numero di vittime nell’esercito sterminato dei conformisti.

il pianto del oeta Il pianto del poeta

(Bastogi, pag. 125)

      Il volume contiene anche la traduzione inglese e introduzioni e note critiche di scrittori e saggisti di ogni latitudine.

      Un libro composito, in cui Aliberti ha radunato il meglio della sua attività di lirico e di ciò che altri hanno scritto su di lui.   

      Un libro dalla struttura singolare, dunque. Ma la singolarità maggiore consiste nei temi e nelle tonalità del volume, che si sottrae ai modi ironici, parodistici e dissacranti della cultura di oggi, almeno quella più seguita, e che provoca il maggior numero di vittime nell’esercito sterminato dei conformisti.

     Aliberti, come del resto l’Autore di queste note e pochi altri, si sente come un esule, perché immerso ormai in una cultura che non gli appartiene. E’ un poeta controcorrente, perché rimane fedele a modi di vivere e di pensare quasi tramontati, o almeno dispersi, che vivono dentro invisibili catacombe, come accade sempre ai dissidenti e a coloro che non accettano di scivolare lungo i facili e ben oliati binari della storia. E’ legato al mito, ancora vivo e robusto nella sua Sicilia, memore di forme di pensiero e sentimento ancestrali, legate alle tante eredità culturali che si sono stratificate nell’isola attraverso i tempi. Per questo versante Aliberti può far venire in mente la Sicilianità colta e mitica di altri scrittori conterranei. Aliberti è ancora legato alla civiltà contadina, pastorale e boschiva, che diventa protagonista nei poemetti Aiamotomea e nei luoghi del tempo.

     V’è in lui la forte nostalgia di una civiltà che è stata scalzata dai Signori dell’Industria, che ha diminuito la miseria della gente, ma è anche distruttiva e dissacratrice.

    V’è in Aliberti una collana di immagini e metafore, che mettono a nudo le piaghe e le lacerazioni di questa civiltà e che rivelano (specie nel primo poemetto Il pianto del poeta) anche le degenerazioni sociali, gli attriti e i divari tra i ricchi industriali e le classi subalterne, schiacciate dal bisogno.

    A volte la visione di Aliberti si fa tempestosa, per non dire apocalittica. La delusione per la mancanza di valori del mondo e della cultura attuali esaspera il suo modo di sentire la vita, e lo fa uscire dai confini del sociale, dell’etica e del lamento, per giungere a desolazioni più vaste, a volte di sapore quasi cosmico. Ma il pessimismo assoluto non gli si addice. Aliberti non si rassegna a congedare la speranza. Accanto a questo sentimento Aliberti dà vita lirica ad una istituzione, che potremmo chiamare una certezza, ossia la famiglia.

    Nei suoi poemetti si avverte che la famiglia e i suoi componenti, i figli soprattutto, l’aura familiare nella sua totalità, rappresentano un’oasi che si sottrae alla desolazione universale, edonistica, consumistica e mercantile del mondo odierno. E’ evidente il suo rifugiarsi nel privato, un’isola in cui i sentimenti e i valori non sono visti come moneta scaduta, ma come una delle poche ricchezze di cui ancora si può disporre. Sul versante di questo tema le cose più belle sono forse il poemetto dedicato alla figlia, Helena, Artemisia, non mitizzata, ma vista come attraverso non so quali reminiscenze soavi di scrittori dell’antichità: la fanciulla che si sta facendo grande e quindi, in forza delle medesime leggi della natura e del tempo, si appresta a entrare nella vita.

    Un’altra oasi, cui Aliberti è molto sensibile, è l’amicizia. Un’altra ragione per collocare Aliberti in una antologia elitaria di scrittore di una terra che, da De Roberto e Verga in poi, ha dato alla letteratura più di ogni altra regione italiana.

carlo sgorlon   CARLO SGORLON

 

 

IL PIANTO DEL POETA
Al balcone dopo il tramonto sopra il mare
Nell’oasi beata della Torre
tra lo squillare dei suoni e dei colori
che affollano a pelo
gli smalti azzurri dei laghi
nella cornice viola sul Tirreno
a Castroreale in trincea volgo gli occhi,
allagati dai concerti dell’estate,
verso i campi radi di alberi e declivi
di questo tempo privo di fusi e di arcolai,
avido di smagliare le afflizioni
nei dolci fiati dell’adolescenza.

Non vedo più
le soavi ombre dei cari
trapassate nel silenzio ad altro aspro esilio.

Non vedo più i fazzoletti bianchi
in testa alle colombe di mia madre
sventolare sonore
sull’orlo dei mattini trasparenti
dentro le strade verdi e d’oro
che si impennavano verso il promontorio
del cielo, rigogliose
di vasche piumate e di basilico.
Non vedo più
il fratello porgere al fratello
il torsolo di mela
sottratto ai vermi della pattumiera
e all’arsura; non vedo più
il pane caldo della comare
fare le capriole nella mia stanza;
non vedo più sulla cresta della pisside
brillare le perle canore del mio Titiro,
non vedo più, non vedo…

E vorrei dire dei recessi del Maniero,
sospesi tra le grotte di Torace
e le latomie di Carbone
dove l’ulivo greco
si contorce sulla bocca di una giara
risucchiata da Eolo a spirale
nel cratere dell’Acropoli di Atena

E vorrei dire
di Artemisia, dei muschi, delle zagare
e le sagre di Pietro Pallio e di Crizzina,
degli spiedi sfrigolanti dentro la Conca d’oro
di celia e di castrato,

vorrei dire di Via d’Amelio e di Capaci
dei naziskin, di Mogadiscio e Serajevo,
dei mille Vietnam che esplodono
nella tangentopoli di casa e nel deserto,

vorrei dire, vorrei dire, vorrei dire
per poter scorgere nei flutti del Longano
la verità dentro orge verbali e il paradosso,
ma le parole sono asettiche vernici
spalmate sul delirio quotidiano.

Oggi non mi resta che urlare
il pianto del poeta
per questa Milano saccheggiata,
per questa Urbe flagellata dal voto di scambio
per questo teatro di violenza e di guerra
dove scorazzano nuovi barbari e califfi
che risommergono d’aceto
l’ Eli Lema Sabctani,
che hanno imbrattato la civiltà di un popolo,
che hanno cancellato voce memoria e tutto.

Qui si continua con i traffici pi immondi
ad irrigare di gloria e di avere
il regno dell’anarchia e del potere,
qui con la ferocia delle belve
si continua a lapidare il Giusto
e si relega l’uomo di colore
nel ghetto dei bambini e dei poeti,
qui, nel proscenio di rovine,
con la droga si incendiano
i sensi incantati di una generazione,
qui, nel paradiso del sadismo politico,
si svendono merci, cuore ed intelligenza,
la pietà muore senza mirra ed oro
e per la libertà e per l’amore
delle nuove pecore sgozzate
in ogni angolo dall’alba al tramonto,
non c’è più eroe pronto ad uccidersi.

Ora non chiedermi vibrazioni di luce
su questo pianeta violentato
dove nel quotidiano mercato della vita
si consuma la fiamma di odio-amore.

Io nel volo dei gabbiani
aspetterà il risveglio delle rose
tra i miraggi degli stupori mattutini
e su sindoni di pietra
berrà le perle colorate dell’infanzia
in attesa che dentro la nuda anima
risorga l’alba, l’azzurra alba di Dio.

 

 Carmelo-Aliberti-700x357  Carmelo Aliberti

 

per la rubrica SFOGLI L’AUTORE 

 monica azzurra Monica Bauletti
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Informazioni su Monica Bauletti

Monica Bauletti, libri@monicabauletti.it Romanzi: -ATTACCO AGLI ILLUMINATI – EDITORE: LIBROMANIA (DeAgostini-Newton) 2014 -L’AMICA PIU’ PREZIOSA - EDITORE: LIBROMANIA (DeAgostini-Newton) 2014 -BERTA, LA LEGGENDA (PUBME.ME) 2017 -Racconto: VITE RIFLESE antologia UNA BELLA GIORNATA DI SOLE LIBROMANIA (DeAgostini-Newton) 2015 -Racconto “RESPIRO” secondo classificato al premio letterario edizione 2014 “MILLE E… UNA STORIA” e pubblicato nell’antologia del premio. -Racconto “TU NON MI AMI” numero dicembre 2014 rivista internazionale di letteratura e cultura varia “3°m TERZO MILLENNIO” fondata dal poeta-scrittore-saggista professore Carmelo Aliberti. -Racconto "MARTINA VEDE LE COSE" antologia: SOFFIA UN VENTO CONTRARIO - L'IGUANA EDIUTRICE www.monicabauletti.it

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